Sindaco Lucano, dalle contestazioni avanzate dagli inquirenti pare che lei in concorso con altri abbia architettato «la grande truffa dei migranti». Come si sente? Sta vivendo un incubo?

L’inchiesta parte da una vecchia ispezione prefettizia venuta a verificare presunte anomalie burocratiche nella gestione dell’accoglienza. Sono sconcertato e senza parole, ma per certi versi mi viene quasi da ridere perché non ho nessun bene nascosto. Non possiedo niente, non ho nessun conto segreto, percepisco una modesta indennità di 1.050 euro, non ho mai praticato familismo e nepotismo, la mia famiglia vive fuori da Riace, a mille km da qui, in Toscana. Non ho mai approfittato della mia posizione. Ma una cosa voglio ribadirla proprio al manifesto. Io sono un comunista nel senso ideale più ampio. Se un cittadino viene a Riace per me ha gli stessi miei diritti. Per questo oggi Riace non è più solo un comune calabrese. È un comune del mondo. E io accolgo tutti. Io vivo di ideali. Se questa la chiamano “anomalia burocratica” io non posso farci niente. Allora ben vengano i controlli su di me e che siano i più approfonditi possibili.

In effetti, dopo questi primi controlli lei stesso ha sollecitato ulteriori verifiche, poi effettuate. Adesso questo avviso di garanzia inaspettato. Lei si sente perseguitato perché scomodo?

Non voglio fare del vittimismo. Ma è chiaro che vogliono colpire un modo diverso, e in controtendenza, di approccio ai flussi migratori. Noi non alziamo muri ma costruiamo ponti. Conservo sempre presente l’insegnamento di Dino Frisullo, la sua utopia di fratellanza tra popoli. Il nuovo conflitto di classe è l’immigrazione e io sto con gli immigrati, con i subalterni di questo secolo.

Nelle scorse settimane si era detto indignato e sfiduciato con lo Stato e con il Viminale dopo la sospensione dei fondi e dopo il rischio di abolizione dei bonus e delle borse-lavoro. Che rapporti ha con il Viminale?

Diciamo altalenanti. Dopo questi dubbi sollevati dal ministero mi sono recato personalmente a Roma in questi giorni e mi hanno assicurato che sbloccheranno i fondi, anzi pensano anche di aumentarli. Ma di sicuro tutte queste voci che periodicamente si rincorrono contro i pilastri del nostro modello possono penalizzarci. Perché i bonus tutelano la dignità del rifugiato, spesso umiliato nella consegna di alimenti. Grazie ai buoni-moneta queste persone hanno immediatamente autonomia economica e libertà di scelta dei beni di prima necessità, entrano subito in contatto con i riacesi e si integrano. È questo il succo del modello Riace: costruire processi rigenerativi e perenni della società. Perché i migranti non devono essere dei pacchi depositati per sei mesi e poi recapitati altrove. Da noi costituiscono la linfa vitale e rigenerativa del territorio. Ed è così che siamo sopravvissuti alle lungaggini burocratiche di trasferimento delle risorse dallo Stato agli enti territoriali, grazie ai bonus. Ma negli ultimi due anni ci hanno costretto a un calvario, due anni di falsità e di congetture sulla base di verifiche effettuate in modo superficiale e approssimativo, senza sentire i soggetti beneficiari dei progetti, veri testimoni in grado di attestare la qualità dei servizi a loro erogati. Nessuna audizione con gli operatori, nessun colloquio con la popolazione, nessun contatto con i commercianti. la verifica è stata solo sulla documentazione e con toni ostili e punitivi. Forse vogliono costringerci a chiudere. Ma se manca la fiducia sono io il primo a volerlo.

Bergoglio ha sempre espresso gratitudine e ammirazione per il suo operato. «Le porte della mia casa saranno sempre aperte per lei», ha dichiarato in sua presenza. Magari se fosse respinto dallo Stato italiano, lei potrà chiedere asilo in Vaticano?

È una buona idea. Anche perché a volte rifletto e mi dico che il papa argentino è l’ultimo uomo a dire cose di sinistra nel mondo.