Al di là del singolo caso Ciro Grillo e relativa, timida, presa di posizione del babbo, quel che qua si pone è dilemma serio assai: può una ragazza, una donna, una vecchietta svegliarsi una mattina qualunque (magari pure tardi perché ha bevuto) e accusare di stupro il primo goliarda che passa se non addirittura uno che di casa non s’è mai mosso? No, dico io! A meno che la foemina di cui sopra non possa dimostrare d’aver negato il consenso. Inequivocabilmente. Per cui, ben sapendo come la mamma degli equivoci sia sempre incinta, non dovrebbero i giudici esimersi dal porre alla supposta vittima domande del tipo: «quando sei andata al Billionaire avevi la gonna? ed è vero che ti sei seduta sulle loro ginocchia?»; e dopo in casa Grillo: «quando ti hanno avvicinato la bottiglia di vodka alla bocca, le mani dove le tenevi? le unghie, vedo, ce l’hai… perché non hai graffiato? » e ancora: «ridevano, dici, quindi… gli stavi raccontando delle barzellette?!» Domande tutto sommato da bonus pater familias che solo menti offuscate da troppo #metoo possono sospettare in odor di maschilismo.
Ma tali e tanti sono oggi come oggi gli eccessi del politicall-correctness che poche sere fa, Luca Barbareschi, che ospitava su Rai 3 Rocco Siffredi, giustamente ironizzava:
« … ma come fai ad essere certo che le tue porno-partner sono consenzienti e non oppongano magari un rifiuto interiore? ». Ah! ah! ah! e tra una risata e l’altra l’inesauribile Rocco gli risponde che per evitare denunce di stupro, lui, prima di sfoderare il ferro del mestiere, prima si fa firmare una dichiarazione di consenso informato. Anche sulle sue proverbiali misure, immaginiamo.

Sia come sia, son tutte cose che accadono nel dorato mondo dello spettacolo e dato che il grande pubblico va pazzo per storie così, con dentro nomi famosi come Asia Argento, Woody Allen, Harvey Weinstein o Fausto Brizzi, finisce che ogni torbida fantasia è lecita. La musica però cambia quando i nomi in ballo sono, chessò, Marìa, Ivanka, Penka, Yordanka… quelli bulgari più diffusi nelle campagne di Puglia, Campania, Calabria e Sicilia. Foemine che per poter lavorare anche 15 ore al giorno per pochi euro, sono violentate a migliaia da caporali al servizio dei clan, e picchiate, schiavizzate, sequestrate, costrette a prostituirsi. E a dar retta alla Cgil non solo bulgare o rumene, da quando certi stranieri hanno imparato ad alzare testa, sempre più spesso finiscono nelle fauci degli orchi anche le più docili italiane. #Lorotoo.