I satelliti di Marte da ieri hanno comunque un nuovo compagno: è il Trace Gas Orbiter (Tgo), l’altro modulo della missione ExoMars da cui il lander si era separato quattro giorni fa. Mentre Schiaparelli puntava al suolo, il Tgo aveva il compito di entrare nell’orbita di Marte a circa 400 km di quota, operazione effettuata con successo. Rimarrà lì fino al 2022 e analizzerà con precisione la composizione dell’atmosfera marziana, in cui precedenti misure avevano suggerito la presenza di metano. È un dato interessante in quanto il gas può avere origine geologica ma, almeno sulla Terra, proviene soprattutto dall’attività degli organismi viventi. Oltre a trasportare Schiaparelli e analizzare l’atmosfera, l’orbiter servirà anche come supporto per la comunicazione con Marte in vista della seconda fase della missione prevista per il 2020. Perciò, il buon funzionamento del Tgo è considerato un successo maggiore della delusione per il lander perduto.
L’obiettivo di Schiaparelli d’altronde era decisamente sperimentale: arrivare su Marte con una manovra automatica è difficile, tanto che solo statunitensi e russi ci sono riusciti finora. Anche un eventuale insuccesso fornirà informazioni utili per i prossimi viaggi. Per gli scienziati italiani, che avevano progettato e realizzato gli strumenti a bordo di Schiaparelli, la delusione è comunque forte.