Dalla Buenos Aires del 1974, in cui già si respira l’aria del golpe, alla Los Angeles dell’inizio del 2002, ancora traumatizzata dall’11 settembre: El secreto de sus ojos, dell’argentino Juan Jose Campanella, vincitore dell’Oscar di miglior film straniero per il 2009, diventa The Secret in Their Eyes (in Italia, rimanendo fedele al titolo dell’originale, Il segreto nei suoi occhi), scritto e diretto da Billy Ray. Autore dei copioni di Captain Philips, The Hunger Games e dell’interessante Shattered Glass (su un famoso scandalo giornalistico), di cui, come qui, era anche regista, Ray – con una scelta molto intelligente- trasporta questo intricato thriller che coinvolge un gruppo di poliziotti e magistrati, dalla paranoia delle guerre sporche sudamericane dei seventies alla paranoia che codificò la guerra al terrore made in Usa.

Ray (Chiwetel Ejiofor, protagonista di 12 anni schiavo) è un ex agente FBI che riappare in città armato di informazioni con cui vorrebbe riaprire l’omicidio irrisolto che lo ha portato a dimettersi e che lo strega da tredici anni. Claire (Nicole Kidman), l’avvocatessa in carriera che lui ama da sempre, è diventata procuratore e questa volta potrebbe aiutarlo ad andare fino in fondo. Entrambi hanno nel caso un coinvolgimento personale, dato che la vittima (una ragazza, abbandonata in un cassonetto, dopo essere stata brutalmente assassinata) era la figlia di una poliziotta, Jess (Julia Roberts), con cui tutti e due stavano lavorando a un’inchiesta di antiterrorismo. Interamente giocato in un alternarsi di scarti tra passato e presente, il film ricostruisce il ritrovamento del cadavere, vicino a una moschea già sotto sorveglianza.

 

Gli indizi puntano presto in direzione di un ragazzo magrolino, immortalato nella foto di un pic-nic tra poliziotti a cui aveva partecipato anche la figlia di Jess. Gli agenti presenti alla festa dicono di non averlo mai visto prima, ma Ray lo identifica come un frequentatore della moschea. Quando però chiede di portarlo in centrale per interrogarlo, il procuratore dice no: il sospetto è un prezioso informatore che sta per rivelare al LAPD la location di una cellula terroristica. Non è importa se magari è anche un violento assassino, di arrestarlo non se ne parla.

Questo The Secret… alterna momenti di grande adesione al film originale (l’inseguimento del sospetto allo stadio, la scena in cui Ray e Claire lo interrogano, l’amore tra i due reso impossibile dalle differenze di classe) a libere reinterpretazioni del testo. Tra le differenze principali, il fatto che nel film di Campanella (a sua volta adattato dal romanzo di Eduardo Sacheri, La pregunta de sus ojos) il famigliare della vittima non c’entrava niente con la polizia e poi era un uomo, non una donna. Secondo un’intervista pubblicata sul New York Times, sarebbe stata proprio Julia Roberts a suggerire il cambio di sesso e poi a proporre suo marito, Danny Moder, in qualità di direttore della fotografia.

 

Infagottata in abiti goffi e di colori tetri, lo sguardo spento dall’uso di lenti a contatto lattiginose, il volto quasi sempre sfigurato dal dolore, la sua Jess è una classica operazione di de-glamouring di quelle che si fanno pensando agli Oscar. Ma, anche se Billy Ray non è un regista fantasioso e qui risulta palesemente troppo innamorato delle sue tre star –di cui Moder ci somministra interminabili primi piani- il film è piuttosto appassionante, specialmente nel tratteggio dei rapporti d’amore, di lavoro e d’amicizia tra personaggi, e nella descrizione di quell’America post 11 settembre da cui nacquero politiche e scelte sbagliatissime. E a cui – purtroppo- rischiamo di trovarci nuovamente di fronte proprio in questi giorni.