Era il 21 agosto del 1920, esattamente cento anni fa. Una giovane signora con la pelle scura, la figura imponente, il passo sicuro di chi è abituato a calcare i palcoscenici e sa cavarsela in ogni situazione entrò in uno studio di registrazione, quelli dove ancora il suono si convogliava meccanicamente in un enorme imbuto, e da lì lo spostamento d’aria andava a mettere in movimento una membrana che incideva, con uno stilo appuntito, un cilindro di cera o un disco di gommalacca che girava su un perno azionato da una manovella. Accanto le avevano m esso un gruppo che...