Totò Riina potrebbe lasciare il carcere per tornare a Corleone agli arresti domiciliari o per differimento della pena? Sarebbe una triste conclusione delle commemorazioni per il venticinquesimo anniversario delle stragi di Capaci e via D’Amelio e di decenni di drammi che li hanno preceduti.

Anche per chi è contrario all’ergastolo, anche a quello ostativo imposto dal 41bis, anche a quello di Totò Riina, sarebbe poco onesto ragionare in astratto e invocare, sulla base di quella contrarietà, un «liberi tutti». Il problema posto dalla Cassazione è quello di sempre, posto nell’art. 27 dalla Costituzione «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» proprio in relazione allo stato di salute di Riina che non sarebbe compatibile con il regime di detenzione carceraria. Il Tribunale di Bologna è stato di contrario avviso e, da qui, la decisione della Cassazione sulla opportunità della concessione degli arresti domiciliari o del differimento della pena, facendo comunque rilevare, con una sentenza di rinvio, la insufficiente motivazione del Tribunale su questa sua asserita contrarietà. Detto per inciso, è abbastanza probabile che con una più esauriente motivazione, la Cassazione dia ragione al Tribunale e così ci sarà stato il solito tanto rumore per nulla. Il messaggio simbolico, cui si accennava all’inizio, sarebbe devastante per un’opinione pubblica ormai abbastanza pacificata dalla cattura di quasi tutti i capi delle varie mafie nostrane che sistematicamente vengono stanati e mandati in carcere. Il sacro «furore» popolare però dovrebbe cedere di fronte ad una scarcerazione in linea con il dettato costituzionale, anche se non è detto che i simboli debbano contare così poco nel contrasto alle organizzazioni criminali.

Il punto, comunque, è se ci sia un automatismo nell’alternativa umanitaria ergastolo – scarcerazione con arresti domiciliari, tenendo anche presente la necessità di tutelare, oltre alla dignità del cittadino Totò Riina, anche la sicurezza di altri cittadini. Riina in carcere non si è certo rieducato e, anzi, pur sottoposto ai rigori del 41bis, ha perseverato nei suoi deliri criminali, come documentato dalle intercettazioni ambientali divulgati anche dalle televisioni.

Riportarlo in famiglia a Corleone varrebbe a rinsaldare la linea di comando sulla mafia alla quale sembra non aver mai rinunciato: minacciava sfracelli dal carcere, figuriamoci cosa farebbe dalla sua comoda abitazione corleonese dove già trasmetteva dei «valori» alla famiglia, come ebbe a dichiarare un suo rampollo mesi or sono in una infelice trasmissione di Porta a porta.

L’unica reale alternativa al carcere sarebbe quella di ricoverarlo in una struttura sanitaria extracarceraria adeguata, anche per bilanciare gli opposti estremismi tra chi lo vorrebbe far morire in carcere e chi lo vorrebbe di nuovo a Corleone.