Nel 1969 Masao Adachi, ispirato e con l’aiuto di un gruppo di intellettuali, fra cui Mamoru Sasaki e Masao Matsuda, realizzava A.K.A. Serial Killer, esperimento visivo e documentario che metteva in immagini alcuni dei precetti elaborati dal gruppo nel fukeiron, la teoria del paesaggio. Le immagini quasi ipnotiche dei luoghi abitati e vissuti dal giovane Norio Nagayama, il diciannovenne giapponese che nell’autunno del 1968 uccise quattro persone dopo aver rubato una pistola, si caricavano in questo modo di un forte significato politico. Dopo più di trent’anni passati a sostenere e a combattere per la causa palestinese in Medio Oriente, l’arresto nel 1997, il rimpatrio in Giappone all’inizio del secolo e il ritorno al cinema/rivoluzione, Adachi sembra voler tornare a toccare in questo 2022, alcune delle tematiche esplorate in A.K.A. Serial Killer.
Uscirà infatti tra poche settimane il suo nuovo lavoro, a distanza di sei anni dall’ultimo, Artist of Fasting, incentrato sulla vita di Tetsuya Yamagami, l’uomo che lo scorso 8 luglio a Nara ha ucciso l’ex primo ministro Shinzo Abe. Prodotto e girato in sole due settimane, il film racconta parte della vita di Yamagami, dalla sua educazione fino al giorno dell’attacco a colpi di pistola contro il politico giapponese e si collega alle opere giovanili di Adachi non solo per il tema trattato, il regista stesso lo definisce un film contro lo Stato giapponese, ma anche per il modo ed i tempi in cui è stato girato.

Quasi un ritorno ai primissimi anni di sperimentazione e avanguardia pre pink eiga, quando nei primi anni sessanta fondò il VAN Film Science Research Center, una cooperativa di cinema sperimentale e «contro l’arte» con forti legami con i gruppi neo-dada giapponesi dell’epoca, questo nuovo lavoro, che è intitolato Revolution + 1, sembra infatti esprimere una concezione di cinema fuori da ogni circuito distributivo e in risposta ad avvenimenti di attualità, più un evento che un film quindi.
Il lavoro infatti, quasi come un happening di protesta, sarà proiettato la sera del 26 e del 27 settembre in una live house di Tokyo e il 28, in una della città di Osaka. Il 27 è un giorno che si preannuncia caldissimo per l’arcipelago, è infatti anche la data in cui sarà celebrato il funerale di stato per Abe, scelta contestatissima dalla maggior parte della popolazione giapponese e che sta sollevando una nube infinita di polemiche. In questo senso il film sembra essere un ritorno alla strategia distributiva usata per il famigerato documentario di propaganda PFLP: Declaration Of World War del 1971, quando Wakamatsu Koji e Adachi portarono e proiettarono il film in giro per il Giappone con un autobus.

Dalle ultimissime notizie rese note, sembra però che Revolution + 1 sarà, in un secondo momento, anche distribuito nei cinema indipendenti del Giappone, i cosiddetti mini-theaters, almeno questa sembra essere la volontà di Adachi e dei suoi collaboratori. Bisognerà vedere però come sarà accolto il film a fine settembre e, soprattutto, se non finirà per sollevare polemiche e critiche che ne blocchino la diffusione.
Il film è stato scritto da Jun’ichi Inoue, e vedrà nella parte del protagonista Soran Tamoto, mentre le riprese sono state completate in maniera piuttosto segreta, tanto perché si tratta di un argomento scottante, quanto perché si temeva l’intervento della Chiesa dell’Unificazione, il gruppo contro cui si è scagliato l’odio di Yamagami. Secondo l’uomo infatti, Abe e il suo partito avevano forti legami con la setta a cui la madre aveva donato tutti i suoi averi portando in rovina la famiglia e nei due mesi trascorsi dall’uccisione dell’ex capo di stato, i legami fra l’organizzazione pseudo religiosa e il Partito Liberal Democratico giapponese sono venuti a galla sempre più numerosi.

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