Poteva sembrare una bestemmia un sequel di Trainspotting, film epocale su un gruppetto di tossici duri in quel di Edimburgo. Danny Boyle invece lo ha fatto e l’operazione è davvero intrigante. Un po’ come Dumas, ha ripescato tutti i suoi protagonisti di venti anni prima e ce li mostra per quel che sono oggi. Renton (Ewan McGregor) era scappato col malloppo tradendo gli amici, ha vissuto in Olanda e il film si apre come l’atro con una sua rovinosa caduta.

Là era una agile fuga dai poliziotti, qui è un’ingloriosa caduta dal tapis roulant in palestra causa coccolone. E rientra in Scozia. Trova prima l’ossigenato Sick Boy (Jonny Lee Miller) che ricatta con riprese video uomini ricchi che si fanno sodomizzare dalla sua giovane pupa bulgara, un po’ stufa di quel lavoro.

Sick Boy si ricorda del tradimento e medita vendetta. Poi c’è Spud (Ewen Bremner) che ha continuato a farsi di eroina, anche perché quando voleva disintossicarsi è entrato nel ginepraio dell’assistenza britannica per esserne centrifugato manco fosse stato un eroe di Ken Loach. E viene trovato da Renton proprio quando ha deciso di farla finita. Poi c’è Begbie (Robert Carlyle), il bastardo, che dovrebbe essere in galera, ma trama per uscire, tornare alle sue malefatte con il chiodo fisso di punire Renton.

Vista l’impossibilità di ricreare un mito, Boyle parte da quello per costruire altro. E si è affidato a John Hodge perché il sequel, dal titolo Porno, scritto da Irvine Welsh, autore del romanzo Trainspotting che aveva originato il primo, non è stato ritenuto soddisfacente (qui lo scrittore interpreta di nuovo il calvo ricettatore Mikey Forrester). Detto che il redivivo Spud comincia a scrivere e a scoprire un po’ di talento, assistiamo a qualcosa di strano che viene detto: Renton fa turismo nella sua giovinezza. Frase perfetta perché questo è proprio quello che lui vorrebbe fare e rimettere a posto quel che aveva scombinato, compreso il disco di Lust for Life di Iggy Pop sul giradischi della sua cameretta, con la tappezzeria dei treni. Boyle però non indulge alla nostalgia, gioca di commedia, come nella buffa sequenza della festa a Glasgow che celebra la vittoria dei protestanti nella del Boyne del 1690. Battaglia.

Si ride ancora con le tazze del cesso impropriamente usate, con i finanziamenti europei prebrexit e soprattutto è irresistibile la colonna sonora. Non c’è bisogno di ricordarsi il primo per godere appieno Trainspotting 2, anche perché tutto quello che sarebbe stato meglio sapere viene detto o mostrato. L’importante è non avere pregiudizi, né positivi, né negativi.