La nuova ordinanza firmata in serata dal ministro della Salute Roberto Speranza colloca in zona rossa la Campania, che raggiunge Basilicata e Molise. Finiscono in zona arancione Veneto e Friuli-Venezia Giulia, aggiungendosi a Emilia-Romagna, Abruzzo, Lombardia, Marche, Trentino-Alto Adige, Toscana e Umbria. Rimangono in giallo le altre regioni tranne la Sardegna “bianca”, anche se non si contano i provvedimenti locali che dispongono misure restrittive su singole province o comuni, presenti in quasi tutte le regioni. I provvedimenti avranno effetto a partire da lunedì 8 marzo.

A prescindere dal colore chiuderanno le scuole in Emilia-Romagna, Lombardia, Marche e Trentino-Alto Adige, come prevede il Dpcm firmato dal premier Mario Draghi per le aree in cui l’incidenza di casi registrati negli ultimi 7 giorni supera i 250 per 100 mila abitanti.

CHE LA SITUAZIONE non sia rosea lo dicono i dati del giorno: gli oltre 24mila nuovi contagi registrati venerdì (con 297 decessi) corrispondono ad un aumento dei casi su base settimanale del 24% a livello nazionale. Il report congiunto del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità «osserva una ulteriore accelerazione nell’aumento dell’incidenza a livello nazionale (195 casi per 100.000 abitanti nella settimana 22-28 febbraio 2021). L’incidenza nazionale si sta quindi rapidamente avvicinando alla soglia di 250 casi/settimana per 100.000 abitanti che impone il massimo livello di mitigazione possibile».

In realtà, nell’ultima settimana (non ancora inclusa nel monitoraggio) l’incidenza su 7 giorni è già salita a 222 casi per 100.000 abitanti, 27 in più rispetto alla settimana precedente. Se questa crescita non rallenterà, il valore-soglia potrebbe essere raggiunto già fra una settimana. L’incidenza dei nuovi casi aumenta di oltre il 30% in molte regioni popolose come Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Campania. Aumenta anche la pressione sulle strutture sanitarie, risalite a un livello di occupazione di oltre 2.500 posti letto (+50 in un giorno).

IN ALCUNE PROVINCE questa terza ondata spaventa più delle altre, perché oltre ai casi anche i pazienti ricoverati sono già in forte aumento. «Poco meno di mille sono nei nostri ospedali, che è un numero impressionante, mai visto prima, e quello che ci spaventa è la velocità di diffusione del contagio che è aumentata quasi del 50% rispetto a prima» ha raccontato a una tv locale il direttore generale della Ausl di Bologna Paolo Bordon. L’Emilia-Romagna è tornata ad essere investita in pieno dalla pandemia. Nella regione ogni giorno si registrano una trentina di nuovi ingressi in terapia intensiva e l’incidenza dei casi negli ultimi sette giorni è aumentata del 38%. Ieri i nuovi casi positivi al coronavirus sono stati 3246, un numero mai toccato né nella prima né nella seconda ondata.

IN FONDO, VISTA la progressione dei casi degli ultimi giorni, il cambio di colore di sole tre regioni sembra il classico topolino partorito dalla montagna.

L’andamento dei casi, infatti, faceva presagire misure più radicali. A “salvare” molte regioni è stato l’indice Rt, che quando è superiore a 1 indica un contagio in espansione. Secondo l’ultimo monitoraggio è salito a quota 1,06 a livello nazionale. Un aumento, ma non proprio un’impennata rispetto allo 0,99 di sette giorni fa. Sono oltre la soglia critica nove regioni. Tra quelle con più di un milione di abitanti spiccano Veneto (1,08), Lombardia e Emilia-Romagna (1,13), Piemonte (1,15) e Toscana (1,18).

Ma ci sono diverse regioni in cui l’incidenza è in netto aumento, come il Lazio e la Puglia, e tuttavia mantengono un indice Rt inferiore a 1 (0,98 e 0,93 rispettivamente). L’apparente paradosso si spiega con le fasce d’età più soggette al contagio in questa fase. «Nella fascia d’età tra 0-19 anni c’è una ricrescita» dei casi di Covid-19, ha detto il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro presentando il rapporto settimanale alla stampa. Questo significa che aumentano i casi positivi al coronavirus ma molti di loro sono asintomatici, e quindi non influenzano il valore dell’indice Rt, che viene calcolato solo sui malati di Covid-19 con sintomi. Potrebbe però essere una tendenza destinata ad estendersi anche a fasce sociali più a rischio. «Sappiamo che al momento avviene soprattutto a livello familiare. Vuol dire che le persone che viaggiano, lavorano, vanno a scuola, poi facilmente tornando a casa trasmettono il virus», spiega Brusaferro. Un film già visto nella seconda ondata.

STAVOLTA, SE L’INCIDENZA raggiungesse i 250 casi per centomila abitanti, il Dpcm chiuderebbe le scuole di tutta Italia. Anche in Campania l’indice Rt è al di sotto di 1, ma la zona rossa è scattata ugualmente per «molteplici allerte di resilienza»: troppo alto il rapporto tra casi positivi e test effettuati e troppo bassa la capacità della regione di effettuare il contact tracing, oltre a un’incidenza di casi in netto aumento.

La strategia da seguire adesso, secondo il dg della prevenzione Gianni Rezza, si chiama «contieni e vaccina». In mattinata, il commissario all’emergenza Figliuolo aveva annunciato che entro la fine del mese sono attesi in Italia 7 milioni di dosi di vaccino. «Dobbiamo mitigare così l’andamento per esempio della variante inglese», spiega Rezza. «Sappiamo che diventerà dominante nel giro di pochissimo tempo, ma sappiamo che possiamo contrastarla col vaccino».