Quando, nel mondo, le morti causate dalla pandemia di Covid-19 hanno di gran lunga superato il milione, a poca distanza da Pompei, in località Civita Giuliana, riemergono i resti di due uomini, vittime di un’antica tragedia. A dare la notizia, con il consueto stile sensazionalistico è il direttore del Parco Archeologico di Pompei e dei Musei del Mibact Massimo Osanna. Si tratta dell’ennesimo annuncio ad effetto che arriva a qualche giorno dalla nomina, da parte del ministro Franceschini, della commissione internazionale incaricata di scegliere il nuovo direttore di Pompei. È proprio il ministro a sottolineare la «straordinarietà» del rinvenimento. Ma le immagini diffuse dal Parco, realizzate con l’intento di amplificare le tracce del dolore messe in evidenza dai calchi in gesso degli scheletri, sono più funzionali alla spettacolarizzazione della morte che alla divulgazione di una normale scoperta archeologica. D’altro canto, Osanna si è già servito dei calchi pompeiani come macabri oggetti di voyeurismo nella rassegna «Pompei e Santorini» svoltasi alle Scuderie del Quirinale, in cui gli aspetti etici relativi all’esposizione dei resti umani sono stati sacrificati ai fini di un’operazione commerciale. Mentre musei e parchi archeologici rimangono chiusi, la propaganda non si ferma. Discettare sui media di una coppia di fuggiaschi del 79 d.C. – un patrizio e il suo giovane schiavo, investiti dalla corrente piroclastica del Vesuvio nel criptoportico di una villa mentre scappavano avvolti in mantelli di lana – consente infatti di tenere alta la suspense sulla fiction targata Mibact.