«Una norma inutile e dannosa». È direttamente il presidente dell’Associazione nazionale magistrati a decidere di dare voce all’opinione prevalente tra giudici e pubblici ministeri che devono devono maneggiare il reato di immigrazione clandestina. Rodolfo Sabelli usa gli stessi argomenti già utilizzati dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. «Capisco che la politica si faccia carico dei timori della gente, ma quando le paure sono populiste e infondate vanno combattute, spiegando come stanno realmente le cose», dice Sabelli. E aggiunge: «Bisogna chiarire che depenalizzare il reato non significa volere un’immigrazione incontrollata e illimitata , ma eliminare una norma inutile e dannosa; e occorre spiegare che mai nessun straniero rinuncerà ad entrare illegalmente davanti a una sanzione pecuniaria che non è in grado di pagare e che lo stato non è in grado di riscuotere». Si tratta dunque di un «reato inutile che ingolfa i tribunali con migliaia di cause e costi enormi per lo stato; e che ostacola le indagini contro gli scafisti, visto che il clandestino, in quanto indagato, non può essere sentito come testimone». Ma palazzo Chigi ha già deciso e rinuncerà a esercitare la delega che pure il parlamento ha votato. Pur considerando «logica» l’abolizione del reato, vince la linea del ministro dell’interno Alfano (guardasigilli all’epoca in cui il reato di clandestinità fu introdotto, dal governo Berlusconi). Ragioni di «opportunità politica» hanno convinto Renzi a fare marcia indietro, malgrado il parere opposto del ministro della giustizia Orlando. E così trionfano i ragionamenti alla Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia), convinta che «l’Italia presto diventerà il campo profughi dell’Unione europea».