«La tolleranza è foriera di male» – lo dice uno dei presenti alla manifestazione organizzata a Helsinki dalle associazioni finlandesi che si oppongono all’accoglienza dei rifugiati, una delle tante documentate dalla regista Elina Hirvonen nel suo Boiling Point – uno degli otto film presentati al Festival di Internazionale di Ferrara nell’ambito della rassegna Mondovisioni, curata da CineAgenzia, che fino a dicembre saranno in «tour» in diverse città italiane (il programma è su http://cineagenzia.it/proiezioni/).

 

 

Uscito nello stesso anno di L’altro volto della speranza di Aki Kaurismaki, il documentario di Hirvonen risponde – in modo diverso – alla medesima urgenza del film del regista finlandese sul dramma contemporaneo dei migranti e dell’accoglienza. A differenza di Kaurismaki, che prende fieramente posizione, la regista di Boiling Point cela invece il suo punto di vista dietro uno sguardo dall’apparenza neutrale, che si limita a registrare gli eventi: i ragionamenti di chi teme i rifugiati, le manifestazioni neonaziste, le battaglie quotidiane degli stessi migranti venuti dal Medioriente o dall’Africa e di chi combatte al loro fianco. A incarnare la chimera di un civile confronto sono due amici che si vedono spesso alla sauna, e che insieme dibattono delle loro idee opposte: pro e contro l’accoglienza. La regista fa così del suo paese una sorta di case study dell’Europa tutta, dove si rincorrono le stesse parole e gli stessi pregiudizi – «Qui non vengono le famiglie ma solo giovanotti barbuti», gli immigrati sono un problema per la sicurezza… – sulla quale incombe il minaccioso punto di rottura evocato dal titolo.

 

 

Molto lontano dall’Europa, a New Delhi, ci porta invece An Insignificant Man di Khushboo Ranka e Vinay Shukla (2016), che testimonia la nascita e l’inarrestabile scalata al potere del Partito dell’uomo comune di Arvind Kejriwal (Aam Aadmi Party), diventato a due soli anni dalla nascita del suo partito politico chief minister della capitale indiana, sgominando sia l’Indian National Congress della dinastia Gandhi che il Bharatiya Janata Party di Narendra Modi con la promessa di un’epocale e capillare lotta alla corruzione e al clientelarismo.
In piena campagna elettorale, nel 2014, un film di Bollywood già ne celebrava le battaglie e ne incoronava idealmente la vittoria.