Il prode Majorino scombussola le primarie milanesi
Milano L'assessore al welfare della giunta Pisapia non ha alcuna intenzione di farsi da parte per favorire la corsa della prescelta dal sindaco Francesca Balzani. Se le primarie resteranno a tre, la vittoria del manager Giuseppe Sala è pressoché certa. I tormenti di Sel che è tentata di abbandonare la partita
Milano L'assessore al welfare della giunta Pisapia non ha alcuna intenzione di farsi da parte per favorire la corsa della prescelta dal sindaco Francesca Balzani. Se le primarie resteranno a tre, la vittoria del manager Giuseppe Sala è pressoché certa. I tormenti di Sel che è tentata di abbandonare la partita
Questo Pierfrancesco Majorino, però! Per ora, la premessa è d’obbligo considerati i molti colpetti di scena di cui si mormora attorno a Palazzo Marino, è lui la vera sorpresa di queste infinite primarie milanesi. Di più. L’assessore al welfare della giunta arancione del “modello Milano” che fu, oltre ad essere giocatore di primissimo piano (è anche il primo e l’unico ad essersi candidato) è diventato anche arbitro della partita. Altro che Giuliano Pisapia. Decidendo di non ritirarsi per favorire la preferita del sindaco (la vice sindaco Francesca Balzani), di fatto Majorino garantirà la vittoria del manager Giuseppe Sala. Almeno stando ai sondaggi. La solita spaccatura “a sinistra”, si dice. Ma l’assessore ribelle non si dà per vinto.
Un pazzo autolesionista? Non è detto. Majorino ha deciso di tenere duro con coerenza senza cedere alle suppliche di quasi tutti i suoi sostenitori della prima ora che adesso non vedono l’ora di mollarlo per sostenere il presunto cavallo vincente scelto dal sindaco; e sarebbe questa la mossa geniale per dare continuità ad una esperienza che non c’è più. A proposito di “continuità” ed altre virtù: cosa ci sarebbe mai da salvaguardare se già 7 assessori su 12 della giunta arancione si sono schierati con Giuseppe Sala? Inoltre, decidendo di non farsi da parte, Majorino si è ritrovato solo contro tutti continuando a coltivare relazioni sul territorio mentre altri più titolati di lui si sono persi per strada elaborando strategie perdenti – e questo può giovare alla sua immagine di puro senza compromessi e fuori dai giochetti di palazzo. Se questo è il quadro, se davvero Majorino e Balzani si spartiranno i voti di queste primarie del Pd, il 7 febbraio potrebbe essere la Waterloo di Pisapia.
La vice sindaca, che ogni giorno incrocia il suo assessore “ribelle”, sta ancora maturando la decisione ma ormai sembra destinata a vestire i panni della prescelta da Pisapia, un appoggio che in un’altra situazione sarebbe risultato sufficiente per battere il candidato scelto da Matteo Renzi (si sa che a sinistra il sindaco gode ancora di grande credito). Per ora, infatti, a nessuno è ancora venuto in mente che in nome dell’unità il “terzo incomodo” potrebbe essere proprio lei e non il bistrattato Majorino. Quanto al manager col vento in poppa destinato a raccogliere i cocci del centrosinistra, sta già incontrando la Milano che conta e gode sempre di ottima stampa, anche se va dicendo in giro di essere (addirittura) “di sinistra”. Ma è il candidato Majorino che continua ad avanzare come un trattore. Non passa mezz’ora senza un rilancio su facebook: “Credo che le primarie siano una grande occasione di partecipazione libera, trasparente. Per questo voglio, al contrario di quel che avviene di solito, presentare la mia squadra ideale, la giunta che vorrei, prima del 7 febbraio. Perché dobbiamo togliere dalle stanzette e dai salotti il confronto sul futuro di Milano (e ovviamente della mia squadra ideale non farebbero parte solo persone che mi sostengono, poiché la scommessa è di tutto il centrosinistra)”. I fan si esaltano.
Per contro (i due non si amano), il sindaco Pisapia si limita a rilasciare dichiarazioni di circostanza, anche se l’operazione Balzani in parte è già fallita: “L’ho detto più volte, ognuno deve fare le sue scelte, è proprio questa la bellezza delle primarie. Ognuno è libero di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni, quello che è importante è che, superate le primarie, si starà tutti insieme a lavorare per continuare un’esperienza che è stata importante per la città”. Tutti felici e contenti come nelle favole, insomma, ma insieme forse è una parola grossa. Soprattutto per Sel che aveva puntato su un candidato (e adesso se ne ritrova due) per sopravvivere a Palazzo Marino nonostante la mutazione genetica del Pd. Partecipare per perdere significherebbe essere costretti ad appoggiare Sala, davvero una brutta fine. Sfilarsi all’ultimo minuto, invece, significherebbe fare un salto nel voto il cui approdo è lontano da Palazzo Marino. “Io spero che non rompa la coalizione – ha detto Pisapia – sono convinto che si debba andare avanti con il popolo di centrosinistra allargato al civismo e a tutti i soggetti con cui abbiamo collaborato in questi anni”. Sono tormenti. Si accettano scommesse. I bookmaker, che contano come i sondaggi, dicono che Sel resterà aggrappata fino alla fine al prode Majorino. Nonostante tutto, nonostante Sala.
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