Sedicimiliardisettecentodiciannovemilioni di euro. Molto più di una manovra finanziaria e tre volte il prezzo che la collettività paga per gli incidenti stradali. Ecco quanto ci costa ogni anno la violenza contro le donne, quella lunga serie di aggressioni, insulti, ferimenti, offese fisiche e psicologiche fino ad arrivare agli omicidi che gli uomini compiono quotidianamente contro una donna, sia essa la moglie, la fidanzata, la compagna o una ex partner sulle quali chissà perché ritengono di poter vantare dei diritti. Come se non bastassero i danni fisici e psichici, adesso sappiamo anche quanto la società è costretta a pagare per questo repertorio di orrori. Tra costi diretti e indiretti una cifra molto superiore, solo per fare un esempio, ai 12 miliardi di euro che il governo spera di ricavare dalle dismissioni di quote di Eni e Fincantieri, ma che sempre il governo si illude di contrastare investendo nella prevenzione appena sei milioni di euro l’anno.
A rendere note le conseguenze economiche di questo fenomeno è una ricerca – la prima di questo tipo – condotta da Intervita Ong e presentata per la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre. Cifre, spiega l’indagine intitolata «Quanto costa il silenzio?», «che confermano la dimensione immensa e preoccupante di un problema che mina la salute e l’identità della donne, limita la libertà personale, condiziona la crescita del sistema economico sociale del Paese». Ma che dimostrano anche – al di là di quanto forse si crede – un altro aspetto di questa realtà drammatica, come sottolinea la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli: «Il femminicidio non è un’emergenza occasionale né un fatto privato, ma una tragedia sociale cronica, ormai strutturale. E’ una questione politica e riguarda tutti».
E allora vediamole queste cifre che nessuna spending review riesce a tagliare, nonostante la violenza di genere rappresenti una vero freno allo sviluppo economico e sociale del Paese. Con una premessa. Per il loro studio le ricercatrici di Intervita hanno preso come punto di partenza l’indagine «La sicurezza delle donne» condotta dall’Istat nel 2006 ma aggiornandola con nuovi indicatori, come ad esempio la presenza di donne straniere (una prossima edizione è attesa dall’Istat per il 2014). Quello studio ha permesso di stabilire come ogni anno in Italia si verifichino 14 milioni di episodi di violenza contro le donne, numero purtroppo calcolato per difetto se si considera che solo una minoranza esigua della vittime sporge denuncia. Si va dalle molestie sessuali all’avere un braccio torto, dai capelli tirati alle minacce, all’essere obbligata a subire rapporti sessuali. E poi calci, sputi, morsi, ma anche ustioni di vari gravità, fino all’essere minacciata con una pistola o un coltello. E ogni anno sono circa 120 le donne uccise dal partner o da un ex compagno.
Dal punto di vista economico, il risultato di tutto questo sono i circa 17 miliardi di euro di cui si è parlato all’inizio. Di questi Intervita stima in 2,377 miliardi di euro i costi diretti, così suddivisi: sanitari (460 milioni), consulenza psicologica (158 mln), farmaci (44 mln), ordine pubblico (235 mln), giudiziari (421 mln), spese legali (289 mln), costi dei servizi sociali dei Comuni (154 mln) e dei centri antiviolenza (circa 8 mln). A questi si devono poi aggiungere altri 640 milioni di euro persi da aziende a collettività per le donne che hanno potuto recarsi al lavoro dopo aver subito una violenza (i giorni lavorativi persi per questo motivo sono stati 1,1 milione). Infine ci sono i danni non monetari, vale a dire il danno emotivo ed esistenziale provocato alle vittime e stimato in 14,43 miliardi di euro. Anche se recentemente il governo ha inasprito le pene, la violenza di genere resta soprattutto un problema culturale. Per questo ieri è stata lanciata la campagna «Servono altri uomini» che avrà come testimonial molti volti noti del nostro cinema.