È stato un Natale amaro per i settanta lavoratori dello stabilimento Voss di Osnago, in provincia di Lecco: pochi giorni fa la multinazionale metalmeccanica ha deciso di chiudere i battenti e dismettere la produzione di uno dei suoi impianti di torneria. È stato uno shock per i dipendenti che, da metà dicembre, notte e giorno, si sono dati il cambio al presidio permanente che ha preso forma di fronte ai cancelli dello stabilimento per impedire il trasferimento dei macchinari da un sito produttivo in funzione fin dagli anni ’50 si dice per la Polonia. Prima l’azienda si chiamava Larga, dal 2016, è subentrata la multinazionale tedesca Voss. «Settanta persone che perdono il posto di lavoro significa lasciare settanta famiglie senza un reddito: è un problema per l’intero territorio», dice Domenico Alvaro della Fiom Cgil di Lecco che, insieme alla Fim Cisl, sta affiancando i lavoratori nella vertenza. Proprio il segretario della Fim Cisl Lombardia, Andrea Donegà, è stato protagonista dell’episodio più carico di tensione dell’inizio della vertenza: mercoledì 23, il sindacalista è stato urtato dalla macchina dell’amministratore delegato dell’azienda mentre tentava di forzare il presidio ai cancelli. «La compostezza, la pacatezza e anche l’educazione dei lavoratori in presidio rende ancora più piccolo e miserabile il comportamento dell’azienda che denigra quei lavoratori 8nel video di quel giorno si può sentire l’amministratore delegato pronunciare una serie di insulti all’indirizzo di sindacati e lavoratori, ndr) che, al contempo, sta lasciando in mezzo alla strada», dice Andrea Donegà.
La decisione dell’azienda rischia di avere delle conseguenze, soprattutto, sulla vita delle lavoratrici che formano circa la metà degli esuberi previsti. «Lavoro qui da più di trent’anni e non mi aspettavo proprio niente del genere», afferma, ancora incredula, Vittoria, che non nasconde le sue preoccupazioni per il futuro. «A cinquantacinque anni temo di non riuscire più a rientrare nel mondo del lavoro». In azienda, nella sua esperienza, lei e le altre lavoratrici sono state vissute da sempre quasi come un peso: «agli uomini erano offerti corsi di formazione per migliorare o apprendere da zero l’utilizzo di certi macchinari mentre alle donne queste opportunità non toccavano mai o quasi». A confermare le sue parole interviene anche Alessandra Crippa, delegata Rsu, che denuncia come «solo un paio di colleghe su trentadue hanno avuto accesso a una formazione specifica sul luogo di lavoro per consolidare la propria professionalità». La possibile chiusura dell’impianto, quindi, viene vissuta con ancora più preoccupazione dalle donne della Voss che, forse anche per questo, sono state una presenza costante al presidio di fronte ai cancelli della fabbrica lungo la statale Milano-Lecco.
A riscaldare il cuore dei lavoratori e delle lavoratrici anche in queste fredde giornate invernali, invece, è stata la solidarietà ricevuta da istituzioni, associazioni e singoli del territorio. «Potrei esserci io nella loro situazione», spiega Cristina che ha raggiunto il presidio direttamente da casa sua, portando con sé qualche pezzo di legno per alimentare il fuoco. «Se serve altro, io ci sono: voglio essere solidale». Un sentimento di vicinanza che riecheggia anche nella lettera di un lavoratore della Voss: «Ho visto come la solidarietà delle persone e organizzazioni ci abbia riempito i cuori (e la pancia) con piccoli gesti». A dare una mano, fin dall’inizio, è stato anche il vicino circolo Arci La Lo.Co che ha espresso fin da subito la «più completa e sincera solidarietà» ai lavoratori, mettendosi al servizio delle «esigenze organizzative del presidio».
Un presidio che i lavoratori e i sindacati portano avanti anche sotto la neve a sfidare la mobilitazione contro la chiusura dello stabilimento. Proprio per questo, in queste ore, sono stati aperti dei tavoli nelle sedi istituzionali tra sindacati e azienda che finora è stata ferma sulle sue posizioni, nonostante i tentativi di dialogo, da un lato, e il presidio tuttora in corso. «Non consentiremo a nessuno di calpestare la dignità delle persone», promette il segretario Donegà.