Sila ’49, il premio «alla Carriera» a Luciana Castellina che incanta il pubblico: «Andate là dove accadono le cose, non siate mai sudditi ma cittadini protagonisti»
La figura storica della sinistra italiana, cofondatrice del Manifesto – gruppo, rivista e poi giornale – ha tenuto la sua lectio magistralis sabato mattina a Cosenza a Palazzo Arnone.

Un gruppo di amiche e amici si è avvicinato a Luciana Castellina timidamente. Lo ha fatto fa perché aveva con sé una vecchia fotografia, vecchia di 48 anni, in cui proprio la politica, scrittrice e giornalista è immortalata. Una fotografia in bianco e nero scattata a Cosenza, nel giorno del Referendum sul divorzio. Questo è solo uno dei ricordi che sabato 28, negli spazi di Palazzo Arnone, è stato evocato. Numerosissimi infatti gli aneddoti, insieme alle storie e alle memorie, che Luciana, e in particolar modo del Partito comunista, ha citato grazie alla lectio magistralis «La mia vita a sinistra è, ancora, la scoperta del mondo», tenuta di fronte al pubblico del Premio Sila ’49 (decima edizione) diretto da Gemma Cestari e presieduto da Enzo Paolini che, presentandola ha detto: «È una donna che continua a insegnarci cosa sia la libertà».

Castellina, giunta nella città dei Bruzi, per ricevere il riconoscimento alla carriera, ha parlato della sua esistenza da «diversamente comunista», trascorsa in giro per l’Europa e non solo, sempre a difendere diritti e prerogative dei più deboli, dei più fragili. «Ricordo ancora – ha raccontato – di quando negli anni Sessanta venni arrestata e rimasi in prigione per oltre due mesi. La mia colpa? Aver preso parte a una manifestazione a Roma degli operai edili e aver cercato di aiutarne uno. In cella – ha continuato – mi arrivò la lettera di mia figlia che all’epoca aveva 8 anni: Lucrezia mi scriveva che la sua maestra le chiese perché la madre prendesse i poliziotti a ombrellate e la piccola rispose che non poteva essere vero, la sua mamma non possedeva ombrelli».

Poi Parigi, Praga, Budapest, l’ex Jugoslavia, non solo l’Italia. «Leggevo Salgari – ha dettola cofondatrice de il manifesto e poi direttrice di Liberazione quando era un settimanale – perché così potevo viaggiare dappertutto; ma il viaggio più appagante l’ho fatto tramite la porta del Pci, che ha appagato la mia curiosità». Proprio grazie al Partito Castellina, pertanto, gira il mondo. A Cosenza, dove lo stesso Paolini ricorda un loro vecchio incontro («In una trattoria trasteverina una indimenticabile ragazza romana mi parlò di libertà ed eguaglianza, valori in nome dei quali la gente è caduta»), Luciana ha passato in rassegna tutto questo: gli incontri avuti con Sartre e Simone de Beauvoir, la partecipazione al primo raduno di giovani dopo il secondo conflitto mondiale, a Praga nel 1947, dove compirà 18 anni e l’India verrà resa indipendente («Ma questo è un imbroglio dell’imperialismo!», dirà per l’occasione un ragazzo inglese e comunista).

E, ancora, i viaggi attraverso i film, «quelli di Pier Paolo Pasolini e dei registi neorealisti», che, al pari del Pci, le hanno insegnato «a crescere, a comprendere che si può cambiare soggettivamente e passare dall’essere meri sudditi a cittadini protagonisti».

Protagonista della vita Luciana Castellina lo è stata e lo è tuttora. Già presidente della Commissione europea per la cultura, la gioventù, l’istruzione e i mezzi d’informazione, agli amici del Sila ’49 ha «regalato» intramontabili pezzi di Storia, oltre che un monito fondamentale. «Bisogna difendere la diversità perché la cultura dell’altro ci aiuta a rivisitarci criticamente». Di se stessa, pure autrice di molte opere, infine, dice: «Non sono una scrittrice, quanto una giornalista che scrive articoli un po’ troppo lunghi». Articoli che nascono là dove accadono le cose, sono gli articoli che hanno a che fare con la vita.

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