Il poliziotto buono e quello cattivo. Il poliziotto buono è il vicesegretario Lorenzo Guerini che, dalle colonne dei giornali e attraverso fin qui informali e felpati contatti, cerca di ricucire lo strappo delle alleanze di centrosinistra che, in giro per l’Italia, mettono a rischio la vittoria del Pd alle prossime comunali. Quello cattivo, neanche a dirlo, è Matteo Renzi che deve fare la parte dell’autosufficiente, di quello che ha voluto il premio alla lista nell’Italicum che sconsiglia «certe alleanze balorde tipo l’Ulivo», come lo provoca la cronista del Giornale alla conferenza stampa di fine anno. Renzi non si fa scappare l’occasione. Lui, giura, non definirebbe mai così ruvidamente l’Ulivo.

Eppure effettivamente quell’esperienza l’ha seppellita scegliendo l’Italicum. Resta il guaio che c’è «un meccanismo diverso fra la legge elettorale nazionale e quella delle amministrative», e nelle città i numeri consigliano di guardare a sinistra. Renzi lo fa, ma non in cerca di alleanze ormai finite: a caccia di elettori. Inaugurando il messaggio che è la sinistra a rompere. As usual. Vendola è avvertito, le sirene del Pd cominciano a cantare. «Il Pd ha espresso la disponibilità in tutte le sedi a fare coalizioni, dopodiché le alleanze si fanno in due» qui il premier fa una pausa a effetto, «se non siamo corrisposti dobbiamo prendere atto». A Milano, continua, dove un pezzo di sinistra partecipa al rito dei gazebo, ci sarà «una bellissima competizione». Fra i candidati la menzione d’onore è per Pier Francesco Majorino. Non è un buon servizio al giovane assessore: la sua presenza è garanzia di vittoria dell’ex morattiano ora renziano Sala. E si sa che i renziani lo invitano caldamente a non ritirarsi. A Torino invece la sinistra ha rotto con Piero Fassino «perché non è di sinistra. Se la sinistra è quella di Airaudo (Giorgio, candidato, ndr) si capisce perche in Italia siamo il più grande partito europeo». Altra pausa. A Roma «il Pd se la giocherà e il prossimo sindaco farà meglio del sindaco che ha appena lasciato». Da sinistra questo sfottente invito a partecipare alle primarie non viene preso bene, com’è ovvio: «Dopo aver commissariato Roma, il capo del governo, di Roma Capitale, di Milano, del Granducato di Toscana, ci fa sapere le date in cui si svolgeranno le primarie. Chiediamo al premier se cortesemente potrebbe dirci anche chi vince», replica Gianluca Peciola, di Sel.