A una settimana dalla proclamazione del candidato premier, finalmente il Movimento 5 Stelle rende note, dal blog di Beppe Grillo, le regole per le primarie online. L’annuncio è di tutto rilievo, perché in modo del tutto inatteso si viene a scoprire che il vincitore delle primarie sarà anche il «capo politico» del Movimento, ruolo che fino a oggi ricopriva Beppe Grillo, che rimane però proprietario del fortunato brand elettorale. Dunque, chi ha intenzione di sfidare il grande favorito Luigi Di Maio ha questo fine settimana di tempo per pensarci.

Difficilmente sarà Alessandro Di Battista, che rischia di mutilare la vittoria di Di Maio. È da vedere se deciderà di esporsi Roberto Fico, che da qualche mese si smarca sistematicamente dalle posizioni «moderate» espresse dal grande favorito alla conta interna ma che non pare intenzionato a bruciarsi andando al muro contro muro contro il conterraneo Di Maio. Il quale viene accusato, a microfoni spenti, da molti suoi colleghi di coltivare relazioni e appoggi con troppa disinvoltura ed autonomia.

FINO A OGGI, la retorica grillina prevedeva la seguente formula: il candidato premier è un mero esecutore del programma elettorale varato su Rousseau. Ma quel programma, diviso per temi e sottoposto agli iscritti per una approvazione prendere o lasciare, che appare poco vincolante e la nuova carica di capo politico del partito rafforzeranno non poco chi uscirà vincente dal voto digitale. Si tratta di un passaggio non da poco, che peserà moltissimo sul M5S del futuro prossimo.

«LA LISTA DI COLORO che accetteranno la candidatura, che avranno completato tempestivamente la procedura per la formalizzazione della stessa sul sito www.movimento5stelle.it e che risulteranno effettivamente in regola con i requisiti verrà sottoposta alla votazione in Rete – si legge sul blog – Ogni iscritto al sito entro la data del 1 gennaio 2017, abilitato ad accedere a Rousseau, maggiore d’età e che abbia certificato la sua identità tramite il caricamento di un proprio documento, potrà, entro il termine che verrà successivamente comunicato, esprimere un solo voto a favore di un solo candidato». Alla competizione, si è scoperto sempre dall’atteso post diffuso nel pomeriggio di ieri, possono partecipare anche gli indagati: ai candidati sarà richiesta la certificazione per verificare indagini e procedimenti in corso. La votazione sarà a turno unico, non si sa ancora quando avrà luogo ma ci sarà una società esterna che certificherà il voto sulla piattaforma Rousseau, il portale del M5S che risponde a Davide Casaleggio, nel quale fattivamente lavorano dipendenti della sua Casaleggio Associati e che è stato di recente oggetto di attacchi hacker che ne hanno dimostrato una certa permeabilità oltre che problemi sostanziosi di difesa della privacy.

LA DEROGA CONCESSA agli indagati pare pensata proprio per lasciare campo libero a Di Maio, indagato a Genova per diffamazione in seguito all’epurazione di Marika Cassimatis. Tuttavia, quella postilla è in linea con il corso intrapreso da qualche tempo e col codice etico emanato nei mesi scorsi ma, nota qualche grillino, ma costituisce una variazione rispetto al regolamento delle politiche del 2013. Altro elemento destinato a creare polemiche e infrangere lo slogan «Uno vale uno»: può sfidare Di Maio, concorrere a premier e guidare il M5S soltanto chi ha ricoperto una qualsiasi carica elettiva da parlamentare, da sindaco o nelle amministrazioni locali. Del resto, un paio di settimane fa alla festa del Fatto Quotidiano lo stesso Di Battista aveva rivelato che «Uno vale uno» significa che ognuno può dare il proprio contributo, ma non equivale all’orizzontalità assoluta. Il Movimento 5 Stelle, insomma, smette ufficialmente di essere un partito leaderless, come si presentava appoggiandosi all’esaltazione della rete e all’idea che gli eletti dovessero essere dei meri esecutori della volontà digitale espressa sul portale grillino.