«Le nostre forze hanno il controllo totale del confine iracheno-siriano e quindi sto annunciando la fine della guerra contro Daesh». Così si è espresso ieri il primo ministro iracheno Haidar al-Abadi all’inaugurazione di una conferenza organizzata dal sindacato Giornalisti iracheni a Baghdad.

«La nostra battaglia è contro un nemico che voleva uccidere la nostra civiltà, ma abbiamo vinto con la nostra unità e determinazione, li abbiamo sconfitti in breve tempo», ha continuato al-Abadi interrotto dagli applausi e ripreso da decine e decine di cellulari in platea.

In verità non è stato poi così breve il tempo che è stato necessario alla coalizione anti-Isis per riprendere il controllo del confine siro-iracheno: ci sono infatti voluti tre anni e mezzo di terribili combattimenti da quando i miliziani neri fedeli al «califfo» Abu Bakr al Baghdadi hanno intrapreso la loro avanzata senza trovare una consistente resistenza nel frantumato esercito iracheno.

La vittoria poi non è neanche così «totale» visto che resistono sacche di jihadisti e depositi di armi nelle zone desertiche a ovest di Palmira e a est di Deir Ezzor.

Senza contare che la coalizione anti Stato islamico non ha mai brillato di «unità». In ogni caso, dopo la caduta di Mosul e Raqqa, giovedì scorso anche il generale russo Sergei Rudskoi aveva dichiarato la missione contro «il banditismo Isis in Siria compiuta».