Il Ppe alza il tiro più dello spread: Salvini e Di Maio «giocate col fuoco»
L'attacco di Manfred Weber Il leader del Partito popolare europeo paventa la crisi dell'euro. Il capo della Lega replica: «Basta lezioni da chi ha precarizzato l’Italia»
L'attacco di Manfred Weber Il leader del Partito popolare europeo paventa la crisi dell'euro. Il capo della Lega replica: «Basta lezioni da chi ha precarizzato l’Italia»
«State giocando col fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata». La bordata arriva poche ore prima delle consultazioni di Luigi di Maio e Matteo Salvini al Quirinale. E l’attacco al cuore del nascente esecutivo Lega-M5S non arriva da uno qualunque ma dal leader del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. Lo stesso partito dove siede tra gli altri il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi.
Colpisce la durezza dell’uscita di Manfred Weber e forse non è un caso che subito dopo altri esponenti di Forza Italia, sancendo la rottura definitiva con l’ex alleato leghista, hanno annunciato l’opposizione al nascente governo. Tutto ciò in un clima dominato dall’incertezza dei mercati: Lo spread tra Btp e Bund ha sfiorato i 190 punti base arrivando a 189, ai massimi da giugno 2017, e ha chiuso in lieve calo a 185 punti base. Il rendimento del titolo decennale italiano è al 2,37%.
Che cosa ha detto Manfred Weber? Il leader dei Popolari europei in una dichiarazione ai media tedeschi ha detto che «le azioni irrazionali o populiste», da parte del futuro governo targato M5S-Lega «potrebbero provocare una nuova crisi dell’euro». Weber ha lanciato «un appello a restare entro i confini della ragione», aggiungendo che «nella vita di tutti i giorni non c’è altra alternativa che lavorare a stretto contatto e in collaborazione con i nostri vicini in Europa per cui spero che la gente riconosca alla fine che il populismo diffonde molte bugie e nessuna risposta costruttiva». Mentre Luigi Di Maio ha usato i guanti di velluto verso il leader del Ppe: «A chi ci critica dall’estero dico: prima fateci partire. Poi ci criticate, ma almeno fateci partire», Matteo Salvini, dopo una risposta che pareva diplomatica ha tirato fuori le unghie: «Noi leggiamo con interesse e stupore dichiarazioni che arrivano da ministri e commissari che non hanno nulla di cui preoccuparsi: il governo che vogliamo formare vuole far crescere l’Italia e aumentare il lavoro, renderlo più stabile, e riportare le aziende in Italia». «Dopo i francesi – ha aggiunto il leader della Lega – oggi è il turno delle minacce tedesche: state giocando con il fuoco perché l’Italia è pesantemente indebitata, dice Manfred Weber, leader dei Popolari europei…Lui pensi alla Germania che al bene degli italiani ci pensiamo noi!». «Come è possibile farsi dare minacce e ordini» da chi «ha portato l’Italia al massimo della precarietà, cioè a un debito pubblico che è aumentato di 300 miliardi di euro. Come possono dare consigli agli italiani queste persone? Basta». L’attacco al nascente governo non arriva soltanto dall’Europa e dai mercati ma anche dagli esponenti del centro destra. Ancora una volta è Renato Brunetta ad alzare il tiro a nome di Silvio Berlusconi: «L’ipotesi di un governo Lega-Cinque Stelle, che si potrebbe concretizzare nelle prossime ore, sta spaventando sempre di più i mercati finanziari, gli esperti di economia e i politici europei».
Brunetta rimarca inoltre che sono «preoccupanti i giudizi che arrivano dagli analisti internazionali. L’agenzia americana di rating Fitch ha scritto apertamente che le politiche economiche proposte dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega, ’due dei partiti più populisti ed euroscettici d’Italia, aumentano i rischi per il profilo di credito della nazione, attraverso soprattutto un allentamento fiscale e potenziali danni alla fiducia. Proprio Fitch potrebbe a breve abbassare il rating sovrano dell’Italia, con il rischio che i nostri titoli di Stato, non avendo più il livello di ’investment grade, non siano più eleggibili per rientrare nel perimetro dei bond acquistabili dalla Banca Centrale Europea mediante il suo programma di Quantitative Easing».
Sarcastico il reggente del Pd Maurizio Martina a proposito della scelta di Giuseppe Conte: «Benvenuti nella realtà a Di Maio e Salvini. Dopo aver giocato per anni con la propaganda facile attaccando fantomatici ’governi non eletti dal popolo, hanno scoperto ora che tutti i presidenti del Consiglio sono nominati dal Presidente della Repubblica, che servono le intese e che i governi devono ottenere la fiducia dal Parlamento. Per anni hanno sparso falsità, ora si accomodano nella realtà. Che almeno questo serva a non fare altri danni verso il Paese raccontando ancora queste bugie».
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