Nel 1970 don Arnaldo Nesti, oggi diventato uno dei più importanti studiosi di sociologia della religione nel nostro paese, pubblicava L’altra chiesa in Italia, un saggio sulle comunità cattoliche «di base» nate sulla spinta del Concilio Vaticano II e in polemica con la chiesa gerarchica di Paolo VI. Il volume susciterà la dura reazione della gerarchia (tale da «costringere» l’autore a abbandonare il sacerdozio) e rimarrà una pietra miliare nell’analisi del cosiddetto «dissenso cattolico», di quel Sessantotto della chiesa che aveva portato i credenti a riprendersi la parola e a fare della disobbedienza la propria virtù. Quando quella spinta comincerà ad esaurirsi arriverà più duramente anche la repressione, particolarmente efficace nel restituire l’immagine di una chiesa unita nel segno di Giovanni Paolo II.

Che la chiesa di oggi non debba essere considerata un monolite lo documentano Valerio Gigante e Luca Kocci ne La Chiesa di tutti (Altreconomia). La tesi di partenza, avvalorata dalla ricerca, è che «un’altra chiesa» sia cresciuta in maniera direttamente proporzionale al nuovo «dissenso» dei credenti per la politica e la pastorale della gerarchia italiana. In particolare, i due autori imputano all’ingerenza mediatica e politica della Cei, negli anni da Wojtyla a Ratzinger, la responsabilità di aver costruito un’immagine della chiesa in cui molti credenti faticano a riconoscersi. Una chiesa arroccata in difesa dei propri privilegi finanziari (ricostruiti con dovizia nel capitolo dedicato all’analisi del sistema dell’8 per mille) e delle cosiddette «questioni non negoziabili» (i no all’aborto, all’eutanasia e alle coppie di fatto): assiomi che a molti fedeli risultano incomprensibili, quando non deprecabili alla luce del Vangelo. La conseguenza è stata quella di un ulteriore allontanamento dagli altari spesso in favore del ripiegamento in una fede vissuta a livello personale e senza un legame di appartenenza all’istituzione.

Nel secondo capitolo viene proposta una mappatura delle macro-aree in cui si può suddividere l’altra chiesa di oggi. A quella «storica» vengono ricondotti movimenti come i Beati costruttori di pace e Pax Christi, il Segretariato attività ecumenica, le antiche e nuove comunità di base (dall’Isolotto alla comunità di San Paolo, fino alla più recente esperienza delle Piagge), il movimento di laici e parroci di «Noi siamo Chiesa», nato sull’onda dell’«appello al popolo di Dio» del 1995. Largo spazio viene dedicato alla cosiddetta «area del disagio» che ha preso forma nel biennio 2007-2008 in alcune assemblee convocate in risposta allo sdegno provocato dal caso Welby, alle polemiche attorno al pontificato di Benedetto XVI e alla politica filo-berlusconiana della chiesa italiana. Se un tratto comune a tutte queste esperienze, a cui si possono aggiungere i movimenti per l’accettazione della diversità di genere, le realtà dell’antimafia e i movimenti ecologisti in difesa del Creato, è il desiderio di riscoprire la lezione del Vaticano II.

Gli autori evidenziano come, di pari passo alla frantumazione delle diverse aree, si sia perduta un’analisi complessiva del sistema ecclesiale e quindi un disegno coerente di riforma. Da questo punto di vista, l’arcipelago del cattolicesimo «d’alternativa» sembra risentire della crisi di identità e di capacità di aggregazione che investe oggi l’intera area progressista. Nello stesso tempo, non è venuta meno quella capacità di rinnovamento che ha fatto, da sempre, dei movimenti ai margini della chiesa un laboratorio di avanzamento teologico e pastorale al quale l’istituzione ha spesso finito per adeguarsi. Si pensi a questo proposito alla straordinaria esperienza dei gruppi omossessuali attivi nel Progetto Gionata e impegnati nell’elaborazione di una teologia della diversità sessuale di cui oggi la chiesa sembra avere bisogno più che mai. E papa Francesco? Sebbene i due autori mostrino una comprensibile prudenza nell’affrontare le novità introdotte dal nuovo pontificato, nelle appassionate pagine poste a prefazione del volume don Farinella mostra un rinnovato entusiasmo di fronte alla chiesa di Bergoglio. Contestando la paura per la modernità che ha guidato le scelte del magistero degli ultimi decenni, Farinella suggerisce di riprendere in mano la Scrittura dal principio, dalla domanda che Dio pone ad Adamo: «Dove sei?» (Gen 3,9), cioè da quale visuale scegliere di contemplare il mondo? La fede dei credenti di cui parla questo libro non ha dubbi di sorta: dal punto di vista degli ultimi, dei «diversi», dei rifiutati e quindi dal punto di vista del Cristo.