La storia della sicurezza e dei mezzi per ottenerla è antica quanto l’uomo ma, se parliamo di sicurezza delle informazioni e dei dati, questa storia è più recente.

Per proteggere la segretezza delle comunicazioni scritte le varie culture hanno escogitato diversi sistemi e la crittografia è uno di questi.

Branca della Crittologia, l’arte e la scienza delle scritture segrete, la Crittografia serve a trasformare un messaggio in chiaro in un messaggio cifrato, incomprensibile per chi non deve leggerlo, grazie a un codice condiviso con l’interlocutore e una chiave di cifratura.

Tra i primi esempi d’uso di un codice cifrato c’è una tavoletta di cera del 1900 a.c. dove serviva a nascondere informazioni commerciali. E la storia umana è densa di esempi d’uso di tecniche crittografiche, come la Steganografia dei tempi di Plutarco, il cifrario che Cesare usava coi suoi generali, o il disco cifrante di Leon Battista Alberti.

I codici cifrati sono stati a lungo un affare di politici, diplomatici ed eserciti, di chi si attende un vantaggio nel nascondere le proprie intenzioni e scoprire quelle altrui. Ma con l’automazione delle comunicazioni le cose sono cambiate e oggi, nell’era digitale, la crittografia, basata su algoritmi matematici, è presente in molte attività quotidiane: quando usiamo bancomat e carte magnetiche, la pay tv e i siti web sicuri. Oppure per proteggere i messaggi via Internet.

La stessa informatica moderna nasce dalla battaglia tra crittografi e crittanalisti. Lo sforzo necessario per rompere il codice segreto della macchina nazista Enigma è alla base della teoria computazionale di Alan Turing e della costruzione del computer Colossus per riuscirci.

Disciplina a lungo dimenticata nonostante l’avvento di Internet, che era pensata per scambiarsi dati e ricerche scientifiche su una rete di computer dentro una comunità di poche centinaia di persone che già si conoscevano.

Gli stessi hacker che hanno sviluppato una cultura coeva a Internet ritenevano che la trasparenza del codice fosse una sufficiente garanzia di robustezza e la base di ogni forma di collaborazione. Solo con la lettera agli hobbisti del 1976 di Bill Gates la condivisione del software verrà spacciata come un atto non etico che prefigura il reato di violazione di proprietà intellettuale.

In quegli anni ricomincia un certo interesse intorno alla crittografia, che però rimane in gran parte una questione accademica, fino ai tentativi del governo statunitense di affermare uno standard crittografico aggirabile per scopi difensivi e di sorveglianza.

 

Ma la creazione del software PGP, Pretty Good Privacy, da parte di Phil Zimmermann, cambia le carte in tavola. La sua testardaggine di libertario vuole un sistema per cifrare le comunicazioni utilizzabile da chiunque, e lo diffonde. Per questo motivo verrà perseguitato dal governo che considerava il suo crittosistema a chiave pubblica un’arma da guerra in quanto basato sulla «crittografia forte». Il governo lascerà cadere queste accuse e Pgp cambierà il mondo delle comunicazioni segrete.

Oggi la crittografia serve la necessità di riservatezza delle comunicazioni quotidiane che ha fatto la fortuna di software e app di messaggistica crittografate.

Geert Wilders tutto questo però non lo sa. Pochi giorni fa il politico olandese anti-immigrazione, amico di Salvini e leader del Partito per la Libertà, ha confermato di essere lui la persona coinvolta nell’hackeraggio di 36 profili Twitter, ed ha dichiarato di essere preoccupato per la riservatezza di alcune conversazioni avute sul social con dissidenti politici. Non conosce la crittografia.