L’appuntamento è a Firenze, «ma a differenza della Leopolda noi proseguiamo tutto l’anno». Pippo Civati apre la tre giorni del Politicamp nella limonaia di villa Strozzi (mentre oggi all’Expo di Milano si riunirà l’assemblea del Pd), appuntamento dedicato tra l’altro al lancio dei referendum promossi da Possibile su scuola, jobs act, Italicum, Sblocca Italia e grandi opere. Tema, quello dei referendum, sul quale il deputato uscito dal Pd è già entrato in frizione con il movimento della scuola (vedi articolo a fianco), ma lui non arretra. E anzi, da Firenze, dove il suo intervento dal palco è previsto per domani, usa toni di sfida con le altre aree della sinistra.

Sel? «Ha deciso di fare un proprio percorso con l’incontro di ottobre. Noi abbiamo fatto una proposta, perché Possibile non è solo un movimento che ho promosso, è anche una domanda agli altri partiti della sinistra: io ho lasciato il Pd, loro lasciano qualcosa?». E ancora: «Di proposte ce ne sono poche, ci sono molte timidezze. Io penso che sia il momento del coraggio, di confondersi non su un piano culturale, ma fra generazioni diverse. Dobbiamo costruire un gruppo dirigente partendo non da una rifondazione, ma da qualcosa di nuovo» e «non guardiamo solo alla sinistra della sinistra del Pd».

La coalizione sociale di Maurizio Landini? «Landini fa un altro mestiere, fa il sindacalista, e dice che non vuole fare un partito: quando farà delle proposte, lo ascolteremo con grande attenzione, lo facevo quando stavo nel Pd, figuriamoci ora». La minoranza dem? In questi tre giorni – lamenta Civati – i parlamentari usciti dal Pd non sono tanti, sono quattro. Avrei voluto un’operazione un po’ più condivisa: Bersani ha detto ’se arriva Verdini lo caccio io di casa’, ma hanno cambiato la serratura, Pierluigi sta sul pianerottolo. Se non se ne rende conto mi dispiace, ma ormai è un dibattito surreale». Scontata, a questo punto, la polemica con Renzi che allarga la maggioranza a destra.