Eugenio Albamonte, sostituto procuratore a Roma, magistrato della corrente progressista Area, è l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati.

 

Prescrizione e riforma del processo penale, le pare una buona soluzione quella annunciata dal governo?

Dispiace che la giustizia sia di nuovo tema di contrapposizioni e conflitti, anche all’interno della maggioranza. Ci sarebbe bisogno invece di un clima sereno. E di coinvolgere tutti i partiti, soprattutto se si pensa di affrontare la riforma del processo penale che inciderebbe sui diritti dei cittadini. Più volte l’Anm ha detto che la prescrizione andava affrontata solo all’interno di un più ampio intervento sul processo penale. Dunque va bene. Ma è preoccupante il metodo che si annuncia. Approvare adesso un nuovo regime della prescrizione, destinato comunque a entrare in vigore tra un anno, vuol dire lasciare uno spazio enorme a possibili incidenti di percorso. Se per qualsiasi ragione, ad esempio se cade il governo, la riforma del processo non va in porto, ci troveremo tra un anno di fronte al problema che adesso pensiamo di aver scansato.

Che senso ha rinviare di un anno l’efficacia della nuova prescrizione, che non avrebbe comunque effetti prima di cinque o sei anni?

Poco senso. Una volta che si è saggiamente deciso di fare una riforma più organica sarebbe molto meglio togliere la prescrizione dal testo sulla corruzione e riportarla nella sua sede propria, nel cantiere che si vorrà aprire sul processo penale.

Non si può perché la prescrizione segna un punto in quella logica di parte di cui parlava.

Lo capisco, ma anche chi la vive in questo modo può ritenere di aver avuto sufficiente visibilità politica. I cittadini hanno chiaro chi ha voluto l’intervento sulla prescrizione. A questo punto si può tranquillamente procedere in maniera più ordinata, con una riforma davvero organica del processo penale. Dando modo a tutti gli operatori del diritto di partecipare.

Tempo per aprire il confronto con avvocati e magistrati sulla prescrizione c’è in ogni caso. Se non entra in vigore per i prossimi 13 mesi, dov’è l’urgenza di approvarla subito?

Sarebbe utile che il tema della prescrizione venisse espunto dal disegno di legge anti corruzione proprio per favorire un ampio confronto. Ma anche se la prescrizione continuasse ad andare per conto suo, si potrebbero quanto meno riaprire le audizioni parlamentari. In questo modo gli operatori del diritto parteciperebbero almeno a un confronto sul testo già scritto. Anche se quello che magistrati e avvocati chiedono è di poter fare proposte.

C’è accordo nella magistratura sulle cure di cui ha bisogno il processo penale?

Aspettavamo da tempo una riforma e dunque su tutta una serie di proposte abbiamo riflessioni sedimentate e condivise. Per esempio sulle notifiche, sulla necessità di non prevedere più la rinnovazione obbligatoria degli atti anche quando viene sostituito un solo componente del collegio. Tutti pensiamo che vada diminuito il ricorso in appello, secondo me più che togliere il divieto della riforma in peggio delle sentenze sarebbe meglio ridurre l’appellabilità. Escludendola del tutto per una serie di condanne a pene solo pecuniarie o che non devono essere eseguite.

In attesa della riforma del processo penale, che effetti potranno avere sui tempi della giustiziale le misure di ri-penalizzazione annunciate nel “contratto di governo”? O l’esclusione dei reati gravi dai riti alternativi, appena approvata alla camera?

Non buoni effetti. Si sta decidendo di escludere il rito abbreviato nel settore dove oggi funziona di più. Tra l’80 e il 90 per cento dei procedimenti che prevedono l’ergastolo come pena massima vengono definiti con il rito abbreviato. Il che vuol dire che le Corti di assise sono tarate per assorbire tra il 10 e il 20 per cento del carico complessivo. Bisognerà spostare magistrati e personale amministrativo in Corte d’assise, togliendoli prima ai tribunali e poi al giudice penale monocratico che è quello che più interessa ai privati cittadini. Si allungheranno i tempi dei processi sulle colpe mediche, gli incidenti stradali con feriti, lo stalking e i maltrattamenti in famiglia, i furti e il piccolo spaccio. Sarà penalizzata la giustizia di tutti i giorni.

Eppure la maggior parte delle prescrizioni matura prima del processo, nella fase delle indagini preliminari.

È così, soprattutto per questi reati minori. Accade perché, finite le indagini, il pm deve chiedere al giudice di fissare la data di udienza. I tribunali sono congestionati e si finisce per attendere anche due o tre anni per far partire il processo. In altre parole la prescrizione matura in capo agli uffici della procura, ma per la difficoltà oggettiva dei tribunali. Le procure lavorano troppo per quello che i tribunali possono assorbire. È evidente allora che l’unico modo per rimediare a questa strozzatura è avere il coraggio di depenalizzare di più. Non tornare indietro rispetto a quello che, in maniera non sufficiente, è già stato fatto.