Due pianiste affrontano il tema cruciale del contemporaneo. In modi diversi e contrastanti. Una è un’interprete di rilassata radicalità, l’altra è una compositrice e improvvisatrice che suona sue proprie musiche. Agnese Toniutti in Sonatas & Interludes (Neuma Records) decide di trattare ancora una volta la celeberrima ed eseguitissima serie di 16 Sonatas (in un solo breve movimento) e di 4 Interludes scritta da John Cage nel 1946-’48. La tratta, appunto. Come musica concepita non per un pianoforte preparato ma per un altro strumento, per un pianoforte che appunto perché preparato (viti, chiodi, bulloni, gomme tra le corde) diventa un altro strumento. Ecco il motivo per cui questa interpretazione di Toniutti è sensazionale. Ascoltiamo uno strumento marziano, la tecnologizzazione del vecchio piano è estrema e rilevata. Poi c’è il piglio anti-solenne di questa interprete che riesce a far ricordare l’amabilità di Cage nel mezzo di giochi (anche paradossalmente evocativi del barocco) che sembrano svolgersi tra macchine di laboratorio e non davanti al più matronale e borghese tra gli strumenti a tastiera. Marie Krüttli in Transparence (Intakt) fa tutt’altro. Suona 13 sue composizioni immettendo qualche dose di improvvisazione ma segue un criterio che pigramente potremmo definire postmoderno, ma che in realtà è in linea con una tendenza affiorata da un certo tempo tra i protagonisti della musica d’oggi sia di derivazione «dotta» sia di derivazione jazz o, meglio, di miscela indistinguibile tra queste tradizioni (che non vorrebbero mai diventare tradizioni). La sua musica allude al post-impressionismo, al post-romanticismo, allo stile ballad, riprende attualizzandolo, nel brano intitolato Dark Belly, il miglior Lennie Tristano dei due album Atlantic Lennie Tristano (1956) e The New Tristano (1962). Trasforma tutti questi richiami in un’altra cosa, in una musica che vuole essere virtuosistica, ricca di arpeggi e di accordi arpeggiati, abbastanza carezzevole, persino ruffiana, ma che corrisponde proprio a una sintonia difficile da individuare tra artisti della nuova musica e pubblico, una sintonia circa un essere sperimentali ed essere ostentatamente cordiali, non da studio ma da club notturno raffinato e anticonformista. Dobbiamo scegliere tra i due approcci? Sì, perché si deve sempre scegliere. Il radicalismo disteso e mai austero di Toniutti è nuova musica senza problemi, del tutto godibile e scambievole. La nuova musica di Krüttli rischia un po’ l’ideologia. Quella dei mille post, dei mille sapienti sotterfugi per introdurre con mosse nobili tonalità obbligatoria e intrattenimento. Ci sentiamo al prossimo match.