Di queste due isolette, Tiran e Sanafir, all’imbocco del Golfo di Aqaba, si parla da 55 anni, da quando il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser ordinando il blocco navale degli stretti di Tiran, davanti alle coste di Sharm el Sheikh, offrì su di un piatto d’argento il casus belli a Israele per lanciare ai primi di giugno del 1967 un attacco a sorpresa contro Egitto, Siria e Giordania – passato alla storia come la Guerra dei Sei Giorni – e per occupare tutta la penisola del Sinai, la Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est e le Alture del Golan.

IN QUESTI CINQUE decenni Tiran e Sanafir, disabitate, di fatto grosse rocce nel mare, sono tornate alla ribalta più volte per intrecci diversi. E alla fine del mese prossimo potrebbero dare al presidente Usa Joe Biden, in visita in Medio Oriente, l’occasione per convincere l’Arabia saudita a normalizzare subito le relazioni con Israele e ad aggiungersi ai quattro paesi arabi che nel 2020 hanno siglato gli Accordi di Abramo con lo Stato ebraico. Riyadh ha applaudito agli Accordi chiarendo allo stesso tempo che non avvierà rapporti ufficiali con Israele a meno di progressi concreti nel negoziato, fermo da anni, israelo-palestinese.

All’inizio di questa settimana, il sito di notizie Axios, specializzato in scoop di politica internazionale, ha rivelato che la Casa bianca sta mediando un’intesa tra Arabia saudita, Israele ed Egitto per il trasferimento delle due isole dal controllo egiziano a quello saudita e per l’avvio della normalizzazione tra Riyadh e Tel Aviv.

L’ACCORDO non è stato ancora finalizzato ma i negoziati in corso, mediati da Washington, sarebbero vicini al risultato che Biden intende ottenere prima del suo viaggio, a fine giugno, in Arabia saudita, Israele, Emirati, Bahrein, Oman, Qatar, Kuwait, Egitto, Giordania e Iraq.

Secondo le fonti di Axios l’intesa è stata tra i temi più importanti nell’agenda delle recenti visite separate a Washington del ministro della difesa israeliano Benny Gantz e del viceministro della difesa saudita Khalid bin Salman, fratello del potente erede al trono Mohammed bin Salman (Mbs).

Durante la permanenza negli Usa Gantz e Khalid bin Salman hanno avuto colloqui con il consigliere per la sicurezza della Casa bianca, Jake Sullivan, e con il coordinatore per il Medio Oriente Brett McGurk.

L’importanza strategica di Tiran e Sanafir deriva dal fatto che si trovano sulla rotta marittima per il porto giordano di Aqaba e quello israeliano di Eilat. Incurante delle forti proteste della sua popolazione, nel 2017 il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi annunciò e fece approvare dal Parlamento il ritorno alla originaria sovranità saudita delle isole considerate un po’ da tutti parte del territorio egiziano. La loro difesa è costata parecchie vite di soldati egiziani. Lo status di Tiran e Sanafir però riguarda anche Israele: il passaggio dall’Egitto ai Saud modifica l’accordo tra il Cairo e Tel Aviv del 1979.

NEL 1982, IN BASE alle decisioni prese a Camp David nel 1978, Israele restituì le isole all’Egitto. Riyadh per decenni ha dimenticato Tiran e Sanafir, solo negli ultimi anni è tornata a rivendicarle. In cambio della sua approvazione al trasferimento di sovranità, Israele vuole strappare concessioni all’Arabia saudita.

In particolare, chiede la concessione alle compagnie aeree israeliane di attraversare lo spazio aereo saudita anche per i voli commerciali, per ridurre i tempi dei voli verso i Paesi dell’estremo oriente. Riyadh al momento consente ai velivoli israeliani di farlo ma solo per i voli verso Emirati e Bahrein, firmatari degli Accordi di Abramo.

In Arabia saudita Biden conta di stringere le relazioni con Mbs e di mettere fine alle tensioni con l’erede al trono, accusato (anche dalla Cia) di aver ordinato l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi nel 2018 a Istanbul. Biden ha fortemente criticato il principe saudita, con cui ora deve collaborare per l’aumento dei prezzi del petrolio, problema che potrebbe pesare nel voto di medio termine negli Usa. Biden vuole che l’Arabia saudita incrementi in modo significativo la produzione di greggio per contenere l’impennata del costo del barile causata dalla guerra in Ucraina.