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Il Pentagono: mandare truppe in Medio Oriente

Il Pentagono: mandare truppe in Medio OrienteIl presidente Usa Obama con il russo Putin – Reuters

Siria/Iraq La sicurezza Usa consiglia ad Obama di mandare unità speciali sui fronti siriano e iracheno, per rispondere al ruolo russo. Anche l'Iran manderà altri generali per garantirsi il dopoguerra

Pubblicato quasi 9 anni faEdizione del 28 ottobre 2015

La Russia preme sul fronte mediorientale, tanto da poter stravolgere la politica finora seguita dal presidente Usa Obama, “nessuno stivale sul terreno”. A fare pressioni sulla Casa Bianca è il Pentagono: secondo quanto riportato ieri dal Washington Post, consiglieri della sicurezza hanno suggerito di spostare truppe di terra in Siria e Iraq.

La proposta, dicono fonti anonime, riguarda il dispiegamento di forze speciali in territorio siriano e consiglieri militari sulle linee del fronte iracheno. Anche se dovrebbe trattarsi di numeri limitati, una simile iniziativa richiederebbe l’autorizzazione formale di Obama, il presidente che ha ritirato le truppe dall’Iraq e promesso di non inviarne altre. Ad un anno dalla fine del suo mandato, il presidente è sotto pressione: sempre più numerosi i consiglieri che puntano sui marines a terra, anche se lontani dai combattimenti.

Secondo il Washington Post, è possibile che le forze speciali vengano mandate per coordinarsi con i combattenti alleati sul terreno (siriani moderati e kurdi siriani delle Ypg) e per ricevere informazioni di intelligence, ormai assenti dopo la scomparsa dell’Esercito Libero. Nel mirino ci sarebbero la siriana Raqqa e l’irachena Ramadi, roccaforti Isis che, se riprese, indebolirebbero non poco il califfato.

Operazioni militari o no, la proposta è indicativa della fretta che pervade l’establishment statunitense alle prese con la prepotenza militare e diplomatica russa. Un ruolo, quello di Mosca, che se preoccupa gli Stati uniti e i loro stretti alleati, fa muovere anche l’Iran: Teheran, che dalla Russia ha ricevuto sostegno e che con Putin condivide il supporto al presidente siriano Assad, starebbe inviando altri consiglieri militari nel paese. L’Iran intende rafforzare la propria presenza, finora gestita dalle Guardie Rivoluzionarie e da 150mila miliziani sciiti, per segnare punti importanti sul campo di battaglia. Abbastanza importanti da sedersi al futuro tavolo del negoziato e partecipare attivamente alla definizione di condizioni finali che tutelino l’asse sciita.

Di negoziati torna a parlare il segretario di Stato Usa Kerry che sta organizzando per venerdì a Vienna un nuovo incontro sulla guerra civile siriana e il futuro del presidente Assad. Secondo il Dipartimento di Stato, vi prenderanno parte una decina di paesi arabi e europei. Non è ancora confermata la presenza dell’Iran.

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