Riflettere sul fascismo significa volgere lo sguardo al passato? Non necessariamente. Spesso equivale a guardare negli occhi un presente inquieto e un futuro ancor più preoccupante. Sono note le parole di Pier Paolo Pasolini che ancora all’inizio degli anni Sessanta leggeva il fenomeno, all’ombra della recrudescenza dell’attivismo neofascista, «come normalità, come codificazione, direi allegra, mondana, socialmente eletta, del fondo brutalmente egoista di una società». Altrettanto conosciuta è l’analisi proposta trent’anni più tardi da Umberto Eco sull’esistenza di un «ur-fascismo, un fascismo eterno», definibile attraverso «una lista di caratteristiche tipiche» che vanno dallo «sfruttare la naturale paura della differenza trasformandola in...