Ha una lunga storia dietro di sé il tweet di Trump When the looting starts, the shooting starts che ha dato fuoco alla polveriera americana.

Tutto è iniziato con la morte di George Floyd, assassinato da un poliziotto bianco, Derek Chauvin, a Minneapolis, ma per capire le proteste in 150 città va fatta la storia della frase “quando iniziano i saccheggi, si inizia a sparare”, da parte di polizia o Guardia nazionale naturalmente.

La minaccia di usare l’esercito, ripetuta anche ieri da Trump, viene da lontano, dall’estate di rivolte nei ghetti del 1967: fu il capo della polizia di Miami Walter Headley a usarla per primo nel 1967 e divenne poi il marchio della campagna elettorale di George Wallace, governatore segregazionista dell’Alabama nel 1968, che la usò in un comizio a Pittsburgh.

Il democratico Wallace nel 1968 fece una campagna molto intensa, mietendo successi proprio in quella che è diventata 50 anni dopo la base elettorale di Trump: il Sud e i maschi bianchi senza laurea delle zone industriali del Midwest. Di fronte alle rivolte spontanee nei ghetti neri, Wallace si esibiva volentieri in un linguaggio violento, simile a quello di Trump oggi.

Celebre fu la sua frase sulla sorte che sarebbe toccata a un manifestante che avesse tentato di fermare la sua limousine: «Sarebbe l’ultima volta nella sua vita che lo fa».

Le immagini di questi giorni provano per l’ennesima volta la brutalità della polizia americana, che rimane fondalmentalmente razzista. A New York, per esempio, ci sono stati decine di casi clamorosi come quello di Eric Garner, strangolato in modo simile a quanto avvenuto a Minneapolis perché vendeva sigarette di contrabbando. Episodi di brutalità che vengono tollerati, innanzitutto perché i sindacati della polizia sono potenti, c’è un’omertà fortissima, i sindaci e i pubblici accusatori ovviamente hanno bisogno della polizia e vogliono mantenere buoni rapporti.

Il procuratore di Minneapolis ha annunciato di aver accusato l’agente Derek Chauvin di omicidio di terzo grado: era un tentativo di calmare gli animi ma se effettivamente si andrà a processo, non è detto che il poliziotto venga condannato. La Corte Suprema riconosce quasi sempre l’immunità ai poliziotti violenti purché abbiano agito in buona fede.

Naturalmente tutti i poliziotti che usano la forza dicono che si «sentivano minacciati», una tendenza che si è accentuata dopo il 2005.

Oltre 1000 persone vengono uccise dalla polizia negli Stati Uniti ogni anno, con una maggioranza di neri e ispanici, cosa a cui concorre la militarizzazione crescente del corpo.

Donald Trump aveva sfruttato le pulsioni razziste della società americana in maniera massiccia già molto prima di candidarsi alla presidenza. La prima volta risale al 1989, in occasione di un episodio noto come «Il caso della jogger di Central Park». Una giovane donna, bianca, era stata aggredita e stuprata mentre faceva jogging; erano stati subito arrestati cinque ragazzi neri e Trump comprò numerose pagine di pubblicità sui quotidiani cittadini, chiedendo la pena di morte per i cinque benché questa sia stata abolita da decenni nello Stato di New York.

Solo nel 2002 venne riconosciuta la loro innocenza e vennero liberati.

Il secondo episodio risale alla presidenza Obama: Trump fu tra coloro che cavalcarono l’ipotesi cospirazionista che Obama non fosse nato alle Hawaii ma in Kenya, come il padre, quindi non eleggibile perché la Costituzione specifica che per diventare presidente occorre essere nati negli Stati Uniti.

Trump aveva già usato una retorica incendiaria in campagna elettorale e in varie occasioni recenti: nel 2017 aveva definito «bravi ragazzi», i partecipanti a una riunione di estrema destra, passata alla cronaca per l’uccisione di una ragazza, Heather Heyer, investita dalla macchina di un suprematista bianco, mentre stava marciando nella contromanifestazione. Oggi però interessa poco se questa retorica corrisponda o meno alle sue convinzioni profonde, è più importante capire che il suo scopo è quello di attivare la base repubblicana, mobilitare i fedelissimi del partito in un clima da guerra civile.

La speranza di Trump, un presidente di minoranza, è di usare con successo l’argomento “Law and Order” come fece Richard Nixon nel 1988 e Bush padre nel 1988.

Nixon vinse contro, un vicepresidente democratico, un candidato scialbo come Hubert Humphrey, molto simile al Joe Biden di oggi. Nixon vinse di misura: sarebbe bastato le spostamento di alcune decine di migliaia di voti in Ohio e in Missouri per impedirgli di ottenere la maggioranza nel Collegio elettorale e affidare l’elezione del presidente alla Camera, allora saldamente controllata dai democratici.

Logico, quindi, che Trump voglia usare l’arma di un’estate di scontri fra manifestanti e polizia, anche per far dimenticare la sua gestione disastrosa della pandemia, che ha fatto finora oltre 100.000 morti e potrebbe ripresentarsi con ancora maggiore virulenza in autunno.