«Se si fanno le primarie di coalizione bene, altrimenti non posso non candidarmi per quanto sta accadendo, con l’opinione pubblica che viene artatamente disinformata. Perché deve essere chiaro: in Sicilia è in atto un tentativo di forte restaurazione della vecchia classe politica, mascherato dal finto civismo di Leoluca Orlando. Io questo non possono consentirlo». Rosario Crocetta rompe il silenzio mentre il Pd, il suo partito, sta trattando con Ap e da sinistra continuano ad arrivargli bordate da chi invoca discontinuità rispetto al suo governo.
Presidente, per Raciti, segretario del Pd siciliano, il governo ha fatto bene. Eppure all’interno della sua coalizione a tanti non piace la sua ricandidatura
Ringrazio Raciti: è indubbio che il mio governo abbia fatto bene, cito solo tre dati: il risanamento del bilancio che ho trovato in default, la spesa di tutti i fondi europei che era ferma e il riordino della sanità, eravamo gli ultimi in Italia ora siamo all’ottavo posto.
Allora questo ostracismo nei suoi confronti?
Le critiche mi arrivano attraverso la stampa, da parte del partito e di molti alleati non registro critiche particolari. Mi è stato impedito per mesi da alcuni dirigenti siciliani di incontrare Renzi, finalmente nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare col segretario.
Le ha chiesto di farsi da parte?
No, è stato un confronto serio e trasparente. Per me l’alleanza di centrosinistra è un fatto scontato, due giorni fa ho incontrato Scelta civica con cui c’è stato un confronto costruttivo.
Quindi?
La verità è che ci sono personaggi che in modo irrazionale ambiscono a conquistare poltrone e parte della sinistra è subalterna a questo ragionamento. Mi dicono che ho fatto bene a risanare e a tagliare vecchi privilegi ma ora dovrei farmi da parte per lasciare il posto a chi deve tagliare i nastri di ciò che ho realizzato. Hanno già pure il nome.
Il candidato governatore del campo largo?
Sì, Roberto Lagalla. L’ex rettore di Palermo piace a pezzi del centrosinistra e rappresenta quel finto civismo che cavalca Leoluca Orlando. Si sappia che Lagalla è il candidato ufficiale di Totò Cuffaro. Perché il tentativo che stanno facendo non è quello di aggregare il centrosinistra attorno a una proposta democratica che guarda ai progressisti ma di aggregare i progressisti verso una politica di restaurazione con personaggi riciclati dal passato anche sotto le mentite spoglie di candidati non espressamente legati ai partiti.
Cosa le fa dire questo?
Le ultime tre leggi varate dall’Assemblea regionale sono emblematiche di questo rigurgito di restaurazione. Ripristinando il voto diretto nelle ex Province hanno distrutto la riforma che il mio governo aveva varato ben prima della Delrio. Anche la norma che ha previsto la liquidazione di Riscossione Sicilia, l’azienda che riscuote le imposte nell’isola, ha il sapore della restaurazione: dietro c’è sempre Cuffaro e la sua scelta di non fare una transazione con l’ex socio, la Montepaschi che ora potrà fare la voce grossa. Infine, non avere approvato la legge sulla fusione tra Anas e Consorzio autostrade (Cas) non permetterà alla società siciliana di fare investimenti sulla rete aprendo un nuovo bel business miliardario che fa appetito ai poteri forti legati a una certa politica.
Restaurazione, vecchi poteri, Cuffaro: per lei il «modello Palermo» sarebbe tutto questo?
Leoluca Orlando si spaccia per padre di una certa sinistra ma poi fa le riunioni assieme a Totò Cardinale, a Carlo Vizzini e al cuffariano Totò Lentini. Non solo, le forze che mi hanno fatto fare la ricomposizione politica alla Regione ponendo fine alla vera esperienza civica che fu quella che ho introdotto nel 2012, sono le stesse che si vogliono mascherare dietro a questo finto civismo, un gioco pirandelliano degli inganni.
Pensa dunque che anche Orlando, Mdp e Si, che invocano discontinuità, facciano parte di questo gioco?
Mi chiedo solo come facciano a dire alcuni uomini di Bersani, verso cui sono stato leale, che il candidato presidente non debba essere espressione di forze politiche. Non dico che debba essere io, ma dire che non può essere un politico è un modo qualunquista, una foglia di fico di un vecchio potere incapace di comporre liste elettorali in grado di superare lo sbarramento del 5%. A Palermo Orlando è stato sostenuto da Renzi e senza il Pd non avrebbe superato la soglia del 40% che gli ha consentito di vincere al primo turno.
Lei è il primo presidente della Regione di centrosinistra ma proprio parte della sinistra le è avversa
Non sono mai piaciuto alla sinistra radical-chic, per i puristi dell’ideologia sono un impuro poiché mi confronto quotidianamente con la realtà, rappresento una radicalità contemporanea e non ideologica, in grado di essere concorrenziale con i 5 Stelle. Sono un uomo popolare, non amo il conflitto ideologico, non sto dentro ai salotti di 50 persone che vogliono discutere della lotta di classe o tra chi discute di fare affari.
Si ritiene un presidente scomodo?
Non intendo adeguarmi a un modo di fare politica che non condivido, non cerco investiture dall’alto ne con complotti di Palazzo e non accetto che il candidato sia scelto da Roma o da Leoluca Orlando. Da 14 anni vivo dietro le sbarre, non di un carcere ma quelle di casa mia con i vetri anti kalashnikov.
Crocetta, si ricandiderà anche contro il centrosinistra?
Io mi tiro indietro solo se trovano un profilo come quello del presidente Piero Grasso. Se lui avesse accettato io mi sarei già fatto da parte, immediatamente.