A Corso Mazzini, Luigi De Magistris inaugura la sede del comitato elettorale nel capoluogo e annuncia: «Alla fine ci assesteremo su otto liste di cui quattro direttamente riferibili a me. Non ci sono sigle ma siamo contenti che ci siano anche alcuni partiti a sostenere questa coalizione. È un’alleanza civica, popolare e politica con cui possiamo vincere».

Ad oggi, il sindaco di Napoli ha ottenuto il sostegno di SI e della sinistra diffusa riunita intorno a Mimmo Lucano. C’è poi la componente ex grillina, capeggiata dal presidente della commissione nazionale antimafia, Nicola Morra, confluita sotto la sigla di Alternativa c’è. È proprio alla diaspora a 5 Stelle che De Magistris punta. Se facesse il pieno in quell’area, il 30% sarebbe a portata di mano. È per questo che a Roma c’è fibrillazione nella deputazione calabrese. In una riunione di fuoco i parlamentari del M5s hanno rivendicato la candidatura alla presidenza della Calabria, pena la rottura dell’alleanza. Troppo forti le sirene provenienti dal «polo civico» del sindaco di Napoli.

E così dal cilindro i grillini di Calabria hanno tirato fuori l’europarlamentare Laura Ferrara. Cosentina, al secondo mandato europeo, dottorato su teoria e storia dei diritti umani, 77.979 preferenze nel 2019, 42.683 solo in Calabria di cui 24.174 nella provincia di Cosenza, la terra del candidato presidente della destra, Roberto Occhiuto. I grillini dicono di puntare alla presidenza. Probabilmente si accontenterebbero anche di un ticket con un dem. Di sicuro, con l’uscita di scena di Maria Ventura, il capitolo «civico» pare morto e sepolto. Torna in scena la politica. Almeno a parole. Quale tipo di politica abbiano in mente i dem lo fa capire Francesco Boccia, in questo momento, il dominus incontrastato del centrosinistra di Calabria.

L’ex ministro è da poco commissario della federazione di Cosenza. E sulla carta, di mestiere, gli tocca parlare solo di urne del capoluogo bruzio. Come prima si reca nella sede di Confindustria ad incontrare il padronato. Pesa, non poco, l’endorsment della Camera del Lavoro cosentina per De Magistris. «Oggi si parla solo di comunali di Cosenza» dichiara all’uscita. E del resto come potrebbe essere diversamente. Due giorni prima però, in una riunione da remoto con i segretari di circolo aveva criticato duramente le sardine e il loro candidato, lo storico Enzo Ciconte, annunciando un percorso a tappe forzate verso le regionali. «Dobbiamo ripartire da quelli che stavano con Ventura, quindi innanzitutto i Cinquestelle». Già, ma quali Cinquestelle? E soprattutto con quale candidato? Nella maionese calabrese è ripreso il totonomi.

Ci sarebbero gli evergreen Nicola Irto (il giovane consigliere reggino candidato e s-candidato più volte) e l’italianista dell’Unical Nuccio Ordine. E non mancano le nuove proposte: dal calciatore Massimo Mauro alla ex sindaca di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole. Ma dopo il deragliamento di Ventura con le sue aziende ferroviarie i dem, malgrado cerchino il ticket, sono su un binario morto. Il partito perde pezzi ed è a un passo dall’implosione.

Ieri si sono dimessi i segretari di Catanzaro e Marcellinara: «È un partito di generali senza esercito in cui non possiamo più stare. Alcune bande romane stanno utilizzando la regione come merce di scambio» hanno detto. Nel mentre, continua il tour dell’ex presidente calabrese Mario Oliverio, sempre più convinto al grande passo. «Io scendo in campo perché non posso rimanere indifferente a quello che sta accadendo. Ho troppa amarezza nel vedere la deriva del Pd. C’è una vocazione al suicidio».