Adesso non è più il «casino» bonariamente accennato da Matteo Renzi nel suo intervento di chiusura alla festa dell’Unità di Bologna. Adesso in Emilia Romagna è il caos. Le primarie per scegliere il candidato di centrosinistra alle prossime elezioni regionali dopo le dimissioni di Vasco Errani inciampano sulle inchieste giudiziarie. Matteo Richetti e Stefano Bonaccini, i fratelli coltelli renziani che avevano deciso di sfidarsi apertamente, sono entrambi indagati per peculato nelle inchieste sulle cosiddette spese pazze dei consiglieri regionali.

Il primo si è ritirato a metà giornata e non ha neanche presentato le firme raccolte per la candidatura alle primarie, il secondo ha man mano annullato tutti i suoi appuntamenti ed è tornato velocemente a Bologna. Per ora Bonaccini tiene duro: «Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento – ha scritto in una nota – ho appreso poco fa che la Procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale professor Manes (Vittorio, ndr) di essere a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito».

Ma il Pd nazionale potrà sopportare una situazione del genere nella quale in corsa potrebbe rimanere solo l’ex sindaco di Forlì Roberto Balzani che si caratterizza per le sue bordate all’«apparato»? Renzi non aveva gradito la sfida «fratricida» che aveva fatto fuori l’ex sindaco di Imola Daniele Manca, dato per favorito ma come candidato unico. Ora verrà calato il cosiddetto briscolone da Roma? E potrebbe essere quel Graziano Delrio che solo la settimana scorsa aveva smentito seccamente le voci che tornavano a darlo come candidato unificante?

La differenza la potrebbero fare gli addebiti che vengono mossi. Per capirci meglio, a quanto ammonta il presunto peculato di Bonaccini? Potrebbe essere quella la linea del Piave di un candidato che sarebbe stato il favorito in primarie che già non sembravano aver sedotto il popolo di centrosinistra e che ora sembrano definitivamente inquinate. Richetti è invece indagato per l’utilizzo delle auto blu. Il Movimento 5Stelle aveva presentato nel 2011 un esposto sul tema. E, ironia della sorte, Richetti ha caratterizzato la sua presidenza del consiglio regionale, fino alle dimissioni quando è diventato deputato, proprio per aver abolito i vitalizi e riformato lo stanziamento delle risorse ai partiti. Lo ricordava sempre nelle interviste che rilasciava in quel periodo.

E’ difficile capire come si possa essere arrivati a questo punto: che ci fosse un’inchiesta in Procura sulle spese dei consiglieri regionali era cosa nota. Articoli e commenti di stampa avevano in qualche modo avvisato il Pd dell’eventuale problema giudiziario. Ma il legale di Richetti, l’avvocato Gino Bottiglioni, ha chiesto solo ieri di effettuare l’accesso agli atti. Lo stesso Richetti, per giustificare il suo ritiro, aveva parlato di questioni personali, poche ore dopo è arrivata la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati. In tutto sarebbero otto i consiglieri del Pd sotto inchiesta da parte della Procura e d’altra parte erano sette quelli che avevano ricevuto a luglio inviti a dedurre (una sorta di avviso di garanzia) da parte della Procura regionale della Corte dei Conti. Contestazioni di diverse per entità economica che avevano riguardato anche Bonaccini.

A brindare è il Movimento 5 Stelle. La deputata imolese Mara Mucci nel pomeriggio aveva postato su facebook: «Richetti si ritira dalla corsa alla regione. Indagato per peculato in seguito all’esposto del nostro consigliere Andrea Defranceschi sull’uso delle auto blu ’da casa e per casa’ nel periodo in cui Richetti fu presidente del consiglio regionale. Altri indagati in arrivo. Ci sarà anche Bonaccini? In regione molti avevano il vizio di un uso distorto delle auto blu. Togliamole e basta. Al limite ridotte all’osso. Si può benissimo girare in taxi o coi mezzi».