«E’ stato tollerato troppo, è stato sdoganato troppo. La manifestazione “Mai più fascismi, mai più razzismi” sarà una risposta a quanto sta succedendo in Italia e in Europa, ma anche l’inizio di un’altra stagione: stiamo già organizzando un 25 aprile in cento piazze, e così poi il 2 giugno, festa della Repubblica nel 70esimo della Costituzione, bisogna tornare a far sentire la presenza democratica e antifascista in tutte le città». Dalla sala macchine dell’Anpi Carlo Ghezzi racconta della risposta sorprendente, del superamento «degli obiettivi che molte città si erano date». E questo nonostante fischi il vento e infuri la bufera: fuor di metafora, sono annunciati Burian e la pioggia, ma i vecchi leoni (e le leonesse) che non si sono fatti fermare dal nazi-fascismo non capitolano di fronte al meteo.

GHEZZI ELENCA LE PRESENZE annunciate oggi a Roma al corteo che parte alle 13 e 30 da piazza della Repubblica e arriva alle 15 a piazza del Popolo. Lì un gruppo di ragazzi leggerà lettere di partigiani e brani delle leggi razziali. Verrà proiettato il messaggio video della senatrice a vita Liliana Segre. Sul palco nessun politico, il discorso finale sarà di Carla Nespoli, presidente dell’Anpi.
UNA VITA NEL SINDACATO, ora alla fondazione Di Vittorio e nel comitato nazionale dell’Anpi, Ghezzi è un dirigente realista non incline ai toni enfatici. Eppure l’elenco delle presenze è davvero lungo: decine di gonfaloni delle città, fra cui quelle di Milano, Napoli, e della città metropolitana di Roma. Ci sarà probabilmente anche quello di Macerata portato dal sindaco Carancini che due giorni fa ha ricevuto minacce contro i suoi figli. L’aria che tira nel paese è questa, e se il ministro dell’interno Marco Minniti si adopera per negare «l’escalation», non c’è da abbassare la guardia. Sfileranno anche le insegne della regione Toscana e della Regione Lazio. Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, ha aderito ma non ci sarà: il sabato è «giorno dedicato ritualmente alle attività di culto e preghiera».

LO STRISCIONE DI APERTURA sarà portato dai rappresentanti delle ventitré associazioni firmatarie dell’appello che chiede lo scioglimento delle organizzazioni ispirate al fascismo e lancia «un allarme democratico» per i crescenti fenomeni di xenofobia. In prima fila le associazioni della Resistenza (Anpi, Anppia, Aned, Fivl, Fiap), poi i sindacati confederali Cgil Cisl e Uil, Libera, Arci, Acli, Comitati Dossetti, Coordinamento democrazia costituzionale, Istituto Cervi, Uisp, Ars, Altra Europa, Articolo 21, Libertà e Giustizia.

IN MEZZO ALLE ASSOCIAZIONI, i quattro partiti firmatari dell’appello e che quindi dovrebbero darsi da fare – anche dopo la campagna elettorale – per lo scioglimento delle associazioni che si richiamano apertamente al fascismo: Pd, Liberi e Uguali, Prc e Pci (ex Pdci-Pcdi). Per il momento comunque la passerella «antifà» è assicurata. Il leader del Pd Matteo Renzi ha confermato la sua presenza. Al Nazareno programmano di farlo arrivare in un tratto finale del corteo, poco prima dell’arrivo. Si teme qualche fischio, non sarebbe un’immagine bella far circolare sulla rete e sulle tv a una settimana dal voto.

MA LA VERA STAR POLITICA del corteo potrebbe essere il premier Paolo Gentiloni. La sua presenza fino a ieri non era ancora confermata causa le perplessità del Viminale: la partecipazione a un evento del genere sarebbe un unicum, un evento ad alto tasso simbolico. Ma porrebbe molti problemi di sicurezza: in città ci sono altri quattro cortei e il livello di allarme è alto.

ANCHE SE LE «PIAZZE» considerate più a rischio sono altre: quella di Milano, dove contro la manifestazione della Lega e il comizio di Casapound ci sarà un corteo antifascista. E a Palermo dove arriva Roberto Fiore, leader di Forza nuova, dopo il pestaggio del suo capo locale: anche lì sono stato organizzate contro-manifestazioni. In fondo Roma è la città meno “calda” del week end. Il premier potrebbe arrivare sotto il palco di piazza del Popolo, a fine corteo.

QUASI AL COMPLETO LEU: ci sarà Bersani, Grasso, Laura Boldrini, Speranza e Fratoianni. Non D’Alema, che resta in Puglia per il finale della campagna elettorale. E neanche Civati: ieri è andato a Brescia a portare la sua vicinanza ai ragazzi del centro sociale Magazzino 47 alla cui biblioteca giovedì notte è stato dato fuoco. Civati oggi resta in città, dove del resto è candidato. Non ci sarà neanche Potere al popolo: a Roma manifesta contro la Legge Fornero e contro il jobs act e al mattino «processerà» con «una giuria popolare» la legge Fornero sulle pensioni alla Città dell’altra economia. E a Palermo e Milano nei cortei antifascisti di movimento.