Sembrava una delle solite sparate di Michele Anzaldi, l’occhiutissimo segretario della commissione di vigilanza Rai, renziano in libertà, ancora una volta scatenato contro il Ballarò di Raitre e il suo conduttore, Massimo Giannini, da licenziare. E invece alla sua ultima sortita (licenziamento a parte) fanno eco gli attacchi di altri dem, come Ernesto Carbone, renziano doc: «Le parole di Giannini? Io al posto suo chiederei scusa. Io ero lì a Ballarò – ricostruisce il deputato- si parlava di banche e ognuno diceva la sua. Giannini mi ha detto: ’è vero, non c’è conflitto di interessi, ma è innegabile che ci sia un rapporto incestuoso in questa vicenda’». La vicenda è quella di Banca Etruria, nel cui cda sedeva Pier Luigi Boschi (per otto mesi anche vicepresidente), padre della ministra Maria Elena. Evidentemente – e presumibilmente anche per i piddini meno svegli – Giannini non parlava di incesto in senso letterale, ma l’osservazione non è andata giù: «Parole molto gravi da dire nel servizio pubblico», si indigna Carbone. Parole che per Anzaldi sono un «reato penale». Turbato anche un altro super renziano, Andrea Marcucci. Forse perché martedì sera era ospite anche il 5 Stelle Luigi Di Maio. L’opposizione (non Maurizio Gasparri: lui Giannini vorrebbe mandarlo a casa a prescindere), torna a sentire aria di editto bulgaro. «Nella tv di Stato nessuno può permettersi di criticare Renzi», protesta Nicola Fratoianni, Sel. E Beppe Grillo scrive sul Blog: «Nella Rai fascista i non allineati non sono tollerati, devono essere epurati. L’obiettivo: sostituirli con due leccaculo del premier. Tra poco ci saranno le nuove nomine. Giannini, Berlinguer e chiunque pensi di poter dire mezza sillaba sui guai del governo sono avvisati: o vi autocensurate o siete epurati». Protesta pure la minoranza Pd, con Speranza, Gotor e Fornaro.

Ma è soprattutto il comitato di redazione di Ballarò a saltare sulla sedia, indignato per l’«ennesimo attacco intimidatorio» di Anzaldi e soci. Il cdr ricorda che «di volta in volta l’occasione riguarda un tema sgradito che interferisce con le strategie governative o l’intervista a un rappresentante dell’opposizione o a un esponente non allineato della società civile. È un palese e grave attacco alla libertà di informazione sancita dalla Costituzione». Di qui la richiesta alle «autorità istituzionali» e al sindacato dei giornalisti di battere un colpo contro un metodo «che ricorda i tempi più bui per il giornalismo e la nostra storia nazionale». Fnsi e Usigrai dicono no al «tiro al cronista».

A questo punto un’altra dem, Francesca Puglisi, concede: «Per chiudere il caso nato dopo le parole sbagliate e offensive basterebbe solo una brevissima dichiarazione di Massimo Giannini: ho sbagliato». Troppo buona… Pure Anzaldi corregge il tiro e, magnanimo, lascia ai dirigenti Rai l’ultima parola sul futuro di Giannini.
Dal cda di viale Mazzini si fa sentire Carlo Freccero, che quando Anzaldi chiama non aspetta un minuto per rispondere: «Siamo alle manganellate contro chi non si allinea a Palazzo Chigi?! Al pensiero che alle ultime elezioni al Senato ho votato Pd mi vergogno. Da direttore di Raiudue ho vissuto il periodo dell’editto bulgaro in prima persona, ma almeno allora non tutto il sistema mediatico era normalizzato. Ora la censura sembra lecita forse perché perpetrata da un sedicente centrosinistra. Orrore».