Le indecenti “larghe intese” sono arrivate alla penultima spiaggia, nemmeno all’ultima, che come posizionamento avrebbe una sua tragica dignità. Ci arriveranno. Nel frattempo Pd e Pdl litigano su tutto e non se la intendono su nulla, ma la confusione regna sovrana anche tra gli stessi piddini alle prese con gli oltre 3000 emendamenti alla legge di stabilità che sono in discussione alla commissione Bilancio del Senato. La piccineria dell’ultimo polverone la dice lunga su una legge finanziaria di basso profilo che scontenta tutti. Sono due i primi nodi.

Da una parte c’è chi si vuole vendere le spiagge per fare cassa: il Pdl, con qualche volonteroso esponente del Pd, che prima ci mette la firma e poi ritira la mano. La penosa ritirata della schizofrenia al potere. E dall’altra c’è chi per aiutare i più disperati dà i numeri cercando di estendere l’esenzione dell’Irpef fino ai redditi che non superano i 12 mila euro: ma se per il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanni Legnini, “c’è un problema di copertura” (zero soldi), per il viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, invece si può fare: “Valuteremo…”. Rimettiamo la testa sotto la sabbia.

A proposito, il più titolato a bocciare l’idea di vendersele (le spiagge) è il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando: “Le norme che paiono emergere dal confronto parlamentare e che propongono la sdemanializzazione di porzioni di litorale e spiagge sono politicamente inaccettabili”. Di inaccettabile, politicamente, tra le altre cose ci sarebbe l’adesione di nove parlamentari del Pd, anche se in fondo si tratta solo dell’ennesima convergenza di “pensiero” tra posizioni politiche che ormai si tengono a braccetto da quasi due anni.

Ciononostante, questa volta, gli ambientalisti e l’ala meno compromessa del Pd – o non proprio disposta a tutto – ha avuto un sussulto degno di nota, e forse di miglior causa. Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, per esempio, scrivendo su Facebook, col giusto tono di chi si inalbera argomentando sul bagnasciuga: “In realtà c’è una destra liberista alla amatriciana che odia così tanto lo stato che volentieri svenderebbe al privato ciò che è pubblico, demanio, sanità, scuola e persino i monumenti, come Totò con la fontana di Trevi. Il Pd alzi la voce: le spiagge sono di tutti”. Col filo di voce che le è rimasto, ha abbozzato una precisazione Manuela Granaiola (Pd), la prima firmataria dell’emendamento (già morto) che puntava alla “ridefinizione” del demanio marittimo. Dice di essere vittima di giudizi grossolani, perché “l’emendamento non contiene ipotesi di vendita delle spiagge, ma di quelle aree che non rivestono più i caratteri della demanialità, in quanto su di esse insistono opere (case di abitazione, ristoranti, bar già di proprietà dei concessionari) che sono state regolarmente autorizzate dai regolamenti urbanistici”. Pochi si sono fatti convincere.

C’è chi si è pentito, come il collega (Pd) Andrea Marcucci: “Ho ritirato la mia firma, in quanto ad un più approfondito esame tale ipotesi risulterebbe difficilmente applicabile”. Altri, invece, hanno buon gioco a sparare a zero sull’ultima goffa convergenza tra Pdl e alcuni pezzetti del Pd. Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, per esempio: “Quando fu Tremonti a proporre di vendere le spiagge o di allungare la concessione intorno a 50 anni, la sinistra giustamente si oppose con forza. Perché oggi alcuni senatori del Pd presentano emendamenti che ricordano quelli di Tremonti?”.

La senatrice Loredana De Petris (Sel): “Oltre il danno anche la beffa: il famigerato emendamento per svendere le nostre spiagge prevede anche che le risorse derivanti dalla cessione del demanio confluiscano in un apposito fondo che dovrà essere utilizzato a garanzia dei mutui contratti per la realizzazione di investimenti nel settore turistico: come dire, oltre a vendervi le spiagge, vi aiutiamo anche a comprarle”. Di “operazione indecente” parlano anche Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, esponenti di Green Italia.

Morale: alla fine l’emendamento sottoscritto da una parte del Pd è stato ritirato con disonore. L’annuncio solenne è stato dato in serata dal presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. E purtroppo anche questa volta dell’ennesima figuraccia non resterà memoria. Sarà per la prossima.