Quello di Enrico Letta è «un ottimo contributo». La prima parola della giornata di Nicola Zingaretti è per la proposta, clamorosa a suo modo, di sostituire il Trattato di Dublino – nella sostanza immodificabile a causa dei veti dei paesi sovranisti – con un nuovo trattato «tra i paesi che ci stanno» (potrebbe essere firmato a Lampedusa, è la suggestione) che accettino «la propria parte di responsabilità» sugli arrivi dei migranti, per «organizzare l’accoglienza e suddividerne equamente il peso tra i Paesi firmatari, creando automatismi per scongiurare le penose aste al ribasso cui abbiamo assistito in questi anni a ogni arrivo di una nave».
La proposta di Letta, affidata a una lettera a Repubblica, è la prima mossa della giornata in cui il Pd affronta concretamente il dossier migranti, tema su cui Matteo Salvini e le destre aspettano al varco il nuovo governo. L’ex premier, impegnato ieri nell’apertura della sua affollatissima Scuola di politica a Cesenatico, sa che si tratta di «una scelta radicale ma necessaria», «un atto simbolico fortissimo». È anche conscio delle obiezioni tecniche che saranno avanzate nella “bolla bruxellese”, ragiona con chi ci ha parlato, ma è convinto che ormai serva una “drammatizzazione istituzionale”. Perché gli oggettivi passi avanti fatti nell’ultimo anno su Dublino dall’europarlamento non bastano. E solo tenendo lontani Orban e sovranisti dal tavolo in cui si prendono le decisioni ci si potrà sottrarre dal loro il potere di ricatto.

Zingaretti loda anche il premier Conte che nell’incontro con Ursula von der Leyen si è mosso «molto bene chiedendo il superamento di Dublino». Ma appunto la strada di Dublino è sbarrata. Quella di Lampedusa, paradossalmente, può dimostrarsi più fruttuosa. Non a breve, però. E per l’immediato al Nazareno è forte la consapevolezza che il dossier migranti va subito sminato, ovvero affrontato con «umanità e concretezza» – le parole che il segretario ha usato mercoledì sera a Porta a Porta.

In mattinata, dopo il vertice governativo coordinato da Conte (presenti i ministri Di Maio, Franceschini, Lamorgese, Guerini, De Micheli) che affronta per la prima volta il tema degli sbarchi e dei ricollocamenti, Zingaretti si dice di nuovo soddisfatto: «Positiva l’attenzione e la soluzione sulla vicenda della Ocean Viking da parte del governo. È importante che le cose comincino a cambiare per il bene dell’Italia e con il coinvolgimento dell’Europa» twitta. Il Pd spinge per garantire subito lo sbarco dei naufraghi. Ma da quel fronte non arrivano ancora notizie certe. Agli atti resta la contrarietà di Di Maio a rimangiarsi gli slogan dell’era gialloverde. Matteo Orfini, il più critico sulle politiche migratorie anche del suo partito, parla di un «passo avanti» ma, avverte, «c’è molto da fare. La proposta Letta è interessante ma parziale. Senza rimettere in discussione radicalmente gli accordi con la Libia non se ne verrà mai a capo».

È quello che hanno spiegato i rappresentanti delle Ong ieri a Bruxelles nel corso di un’iniziativa del Gue sui salvataggi in mare in vista della presentazione alla commissione Libe (sulle libertà e i diritti) di una risoluzione contro la criminalizzazione di chi salva le vite in mare. Per Mediterranea erano presenti Beppe Caccia e Lucia Gennari che dopo l’evento hanno incontrato gli europarlamentari dem Majorino e Smeriglio.La richiesta al nuovo governo italiano non è solo – ’solo’ si fa per dire – la cancellazione dei decreti sicurezza, in forza dei quali in Italia vengono seequestrate le navi delle Ong. Fin qui nel programma di M5S e Pd ci sono impegni fumosi: questi decreti verranno cambiati «alla luce dei rilievi del Quirinale».

Ma per le Ong a monte di tutto c’è la questione italiana e europea degli accordi anche economici con la Libia, e cioè il subappalto dei ’salvataggi’ «alle milizie che si fanno chiamare Guardia Costiera libica», spiega Caccia. Altro campo minato, non solo per il governo: anche per il Pd. Chiama in causa direttamente le sue politiche ai tempi del governo di Paolo Gentiloni, oggi commissario europeo, e del ministro Marco Minniti. Intanto domani a Roma la festa di Leftwing, cioè quella della corrente dei giovani turchi di Orfini, raccoglie soldi a favore delle Ong.