Il neosindaco di Riace Antonio Trifoli, successore di Mimmo Lucano alla guida del borgo della Locride, sarebbe stato ineleggibile. Da vigile urbano precario non avrebbe potuto ottenere l’aspettativa, poiché la sua posizione lavorativa è vincolata da un contratto a tempo determinato.

Ex Lsu-Lpu, già candidato alle elezioni Rsu, poi assorbito dal comune di Riace con contratto a tempo determinato, appunto, come ispettore per la sicurezza, il neosindaco vicino alla Lega non avrebbe potuto essere eletto, ai sensi di quanto prescritto dal Testo unico degli enti locali per i dipendenti comunali. L’articolo 60 comma 7 del D.lgs del 18 agosto 2000 n. 267 è tassativo sul punto: non sono eleggibili a sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale i dipendenti del comune e della provincia per i rispettivi consigli. Le cause di ineleggibilità non hanno effetto se l’interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca dell’incarico o del comando, collocamento in aspettativa non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature. Tuttavia, non possono essere collocati in aspettativa i dipendenti assunti a tempo determinato.
Quest’ultimo è per l’appunto il caso di Antonio Trifoli. Che ha chiesto e ottenuto di entrare in aspettativa lo scorso 26 aprile, ovvero il giorno prima la presentazione della lista elettorale, quando ad amministrare Riace era il sindaco facente funzioni Giuseppe Gervasi che sulla questione si è conformato al parere tecnico dei responsabili dell’area amministrativa, Domenico Pazzano, e dell’area vigilanza, Cosimo Capone.

Nessuno, dunque, in prefettura ha saputo (o voluto?) leggere tra le pieghe della normativa per verificare l’eventuale ineleggibilità di Antonio Trifoli e nemmeno ad elezione avvenuta dal momento che lo stesso neosindaco ha, in modo del tutto grottesco, chiesto alla stessa giunta da lui presieduta di prolungare l’aspettativa non retribuita «fino a fine mandato». Un pasticcio in cui Trifoli si è infilato con le sue mani e da cui ora fa fatica ad uscire. Lo si capisce dal modo grossolano con cui respinge le accuse e prova a difendere se stesso (e la sua poltrona). «La questione di ineleggibilità per una roba così banale penso sia l’ultimo colpo di coda di una certa parte politica – ha tuonato il primo cittadino – Ho vinto le elezioni perché la gente ha voluto cambiare. Questa storia paradossalmente, ragionando come Salvini, mi farà guadagnare più popolarità e forza nell’agire per il bene del paese».

Ma per la Lega law and order sarà arduo digerire un sindaco “fuorilegge”. Le elezioni ora potrebbero essere invalidate. E, in quel caso, per Mimmo Lucano si aprirebbero le porte di un suo clamoroso rientro sulla scena di nuovo come candidato sindaco, essendo venuto meno con le elezioni del 26 maggio il vincolo del terzo mandato.

«C’è un sindaco che non potrebbe esercitare le funzioni e che viceversa fa il sindaco e un altro (Lucano, ndr) a cui è stato impedito di fare il primo cittadino fino a mandarlo in esilio. Ora è il tempo di riorganizzarci e ricompattare tutti per andare a vincere le nuove elezioni quando saranno indette. Nel segno dell’accoglienza, di Mimmo Lucano e dell’idea Riace che non muore mai» commenta Giuseppe Tiano del comitato 11 giugno.