Brunetta canadese, Becky aveva 29 anni e due figli, di 3 e 6 anni, quando ha scelto di fare un bambino per Paolo e Moreno. Sua cugina aveva appena fatto quell’esperienza e gliene aveva parlato e riparlato fino a convincerla. Più difficile era stato però convincere Nathan, suo marito. Poi una sera che erano a casa da soli, i bambini a dormire dai nonni, lui si era guardato attorno e aveva detto «Certo, senza di loro questa casa è proprio vuota… hai ragione tu, pensa a tutte quelle coppie costrette a vivere sempre così». Becky aveva trovato una piccola agenzia, solo due donne, una madre e una figlia, e aveva iniziato facendo la donatrice di ovuli. Poi però si era decisa, aveva guardato le loro liste, e alla fine scelto una coppia gay.

La gravidanza è stata tranquilla, a parte quel momento di preoccupazione quando sembrava che ci fosse bisogno di un cesareo. Ma alla fine non è stato necessario, e in sala parto, accanto a lei Becky si è ritrovata Nathan, Paolo e Moreno. Già prima di allora lei aveva comunque deciso di voler mantenere un rapporto con I bambini. «Io non mi considererò mai la madre dei vostri figli – aveva detto ai futuri papà -. Ma sentirò sempre un legame con loro perché li ho portati in grembo per nove mesi». E, poco prima del lieto evento, all’ultimo incontro con l’assistente sociale, aveva chiesto, timida timida, «Ma a voi dispiacerebbe se nelle prime settimane io vi portassi a casa il mio latte?». E loro, commossi, le dissero semplicemente un grande grazie.

Ma forse per capire quanto per Becky sia stato importante, e positivo, basta dire che qualche anno dopo lei e Nathan l’hanno fatto di nuovo, per un’altra coppia gay italiana.