Nel modello politico della Campania si legge uno degli sbocchi della crisi strutturale delle forme della politica che ci aveva consegnato il secolo scorso: torsione personalistica. Non solo nel rapporto diretto tra il leader e la massa, indistinta, (sul terreno populistico più stretto), ma anche diretta organizzazione della politica dalla sede dell’istituzione che così assorbe del tutto.

Se negli anni ’90 del Novecento
il Professor Calise analizzò la dinamica del Partito Personale, costruito a immagine e somiglianza del leader; se nel primo decennio del nuovo millennio quella evoluzione ha destrutturato ulteriormente il soggetto politico ed è evoluta in quella che definisco Persona Partito: della persona (di qualunque partito), dotata di un suo pacchetto di consensi e di voti, con suo disegno personale, che si muove esattamente come soggetto politico che contratta e condiziona, esige e ricatta. Il Partito si è ridotto così ad un insieme di Persone Partito, ciascuna con la propria filiera di consenso e di legami legittimanti, verso l’alto e verso il basso, e si è disintegrato con il pieno protagonismo delle leadership nazionali che, in grande, hanno replicato lo stesso modello.

Il compendio dell’una e dell’altra evoluzione è stato una marcata autoreferenzialità di quello che diventa sempre più ceto politico separato, vera e propria élite che fonda la sua legittimazione su una base sociale sempre più ristretta ed esigua e, in un processo che si avvita, essa stessa, istituzionalizzandosi e separandosi sempre più, diventa immediatamente ulteriore fattore di indebolimento della democrazia.

Nel Caso Campano, le due formule ( Partito Personale e Persona Partito ), sono sfociate in ciò che potremmo definire come il nascere dei Partiti della Persona : il leader istituzionale che si sostituisce al Partito anche nell’ultima residua sua funzione, quella di organizzare la presenza elettorale, comporre le liste.

E così, da mesi e mesi da quel livello si è pianificata l’organizzazione di una, due, cinque, dieci liste (quante saranno ?), con una strategia e una visione coerenti. Si sono sollecitate, aggregate e organizzate forze non solo con riferimento a territori e professioni ma anche tese a coprire sensibilità politiche, sociali, culturali, religiose. Si organizzano le Liste e una Coalizione a tavolino.

E da ultimo si aprono le braccia, accoglienti e benevole, ai protagonisti di mille ripensamenti politici, con trasferimenti di campo compresi armi e bagagli, propri pacchetti di consensi da offrire in un ambito sempre più mercato e meno politico…Al netto di scelte nate, in alcuni casi, da autentici ripensamenti che vanno rispettate.

E il Pd che dice? Che dice quando un giorno si e uno pure è preso a sonori schiaffi dal vertice istituzionale? Verso quale assetto, concezione, pratica della politica si sta andando? E le idee, i contenuti, le visioni progettuali e i referenti sociali e la partecipazione che spazio hanno in tutto ciò? Zero.

Insisto. Guai a vedere questa come una dinamica locale o nei confronti della quale dare giudizi moralistici. Potrà anche far sorridere il fatto che ormai, dopo le mille intelligenti trovate dell’attore imitatore televisivo , quando vedi l’originale, in un gioco di rimandi, pensi sempre più agli sketch del primo ( e così, l’originale, tende ad occupare anche questo di campo, quello dello spettacolo puro. Tutto fa brodo). Siamo in presenza di una dinamica che investe la politica italiana.

La Coalizione Presidenziale Campana, è giusto definirla così, sembra avviarsi a vincere le elezioni, augurabile del resto : certo non può rappresentare una prospettiva per la seconda Regione del paese il suo avversario di oggi che nel 2010 vinse condannandola poi però per cinque anni all’immobilismo più totale, e quindi ad un arretramento sostanziale.

E con l’Autunno che si avvicina, post e in/Covid, tutto crisi sociale ed economica, è proprio di una Politica e di una sua partecipata Visione che invece si avrebbe bisogno.