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«Il valore e il carattere culturale dell’Acropoli è incompatibile con un evento di tale genere». E oltrettutto: «Non abbiamo bisogno di pubblicità. Il Partenone subirebbe una umiliazione se fosse utilizzato solo come sfondo per una sfilata di moda».
È stata questa la risposta gelida con cui il direttoredel museo dell’Acropoli di Atene Dimitris Pantermalis, insieme al Consiglio centrale archeologico greco, ha rispedito al mittente – la casa di moda Gucci – la proposta allettante ma giudicata «indecente». Nelle intenzioni della maison italiana, per quindici minuti doveva svolgersi a giugno una sfilata davanti a un pubblico di circa trecento persone su una passerella da allestire tra il Partenone e l’Eretteo, dove svettano le Cariatidi.
Gucci aveva fatto sapere di poter sborsare anche un finanziamento di due milioni di euro, da elargire nell’arco di cinque anni, per lavori di restauro o altri progetti, stabiliti dalle autorità elleniche. In serata, la maison ha smentito che si fosse già raggiunto un accordo economico e si fosse parlato di soldi (in ballo c’erano anche altre somme, riguardanti la pubblicità e i diritti televisivi)
Sulla vicenda è intervenuta anche la ministra della cultura, Lydia Koniordou, affermando a sua volta che «il Partenone è un monumento importante e un simbolo universale che noi greci dobbiamo proteggere, in particolare alla luce dei nostri sforzi in corso per riunire i suoi marmi». Il riferimento è al British londinese e alla lunga battaglia tra Londra e Atene per la restituzione del fregio che Lord Elgin portò via, lavorando alacremente alla spoliazione dal 1801 al 1812.