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Ministra della cultura e attrice teatrale tra le più note, Lidia Koniordou, è convinta che la rinascita della Grecia, parta proprio dalla cultura. In questa intervista a il manifesto, difende con forza la decisione di non concedere l’Acropoli per la sfilata di Gucci e chiede «la restituzione dei fregi del Partenone dal British Museum» ricordando anche la forza universale del messaggio di Kounellis, da poco scomparso.

Ministra, è a Firenze per un convegno e nel suo intervento farà riferimento ai fregi del Partenone. La loro restituzione dal British Museum è una priorità per la Grecia?
La riunificazione dei fregi del Partenone non può certo fermarsi. È qualcosa che ogni nuova generazione ed ogni nuovo governo deve continuare a sostenere con forza. Ormai non si tratta più solamente di una richiesta greca, dal momento che ci sono 25 comitati in tutti il mondo che si battono per questa giusta rivendicazione. Non dobbiamo dimenticare che questo monumento è l’emblema stesso dei valori fondanti della democrazia, del dialogo, della giustizia e della libertà. Oggi, che tutti stiamo facendo sentire le nostre voci sulle sfide che abbiamo di fronte in questo nuovo secolo, la riunificazione dei fregi del Partenone acquista anche un’ulteriore forza.

La lunga crisi che il paese ha attraversato come ha influito sulla cultura?
Prima di assumere questo incarico, appartenevo anche io alla comunità degli artisti. Abbiamo avvertito tutti le grandi difficoltà che ha portato la crisi ed abbiamo affrontato interrogativi molto profondi, specie per i giovani e i nuovi talenti le conseguenze sono state molto pesanti. Ma, proprio dai giovani, arrivano anche segnali di speranza. Constatiamo che ci sono moltissimi anticorpi nella società e che la creatività è un’esigenza profonda di ciascuno.

Come intendete sostenere il settore, nel suo insieme?
La mia priorità è distribuire in modo equo i fondi pubblici di cui disponiamo. Una cosa che in passato non sempre è stata fatta. Cerchiamo di valorizzare il patrimonio del Ministero della cultura per favorire i giovani talenti, continuando senza ostacoli il restauro dei nostri monumenti. Siamo convinti che il nostro patrimonio culturale, l’istruzione ed il turismo di qualità, insieme ai nostri prodotti enogastronomici, sono settori in grado di creare molti nuovi posti di lavoro. Una priorità, insieme allo sviluppo sostenibile.

Il Consiglio archeologico non ha concesso l’Acropoli per una sfilata di Gucci. In Italia si è detto che questa scelta rappresenta un esempio di grande dignità. È così?
Non si tratta solo di dignità nazionale. Sono pienamente d’accordo con la decisione assunta dai nostri archeologi perché si tratta del monumento simbolo della democrazia. Siamo obbligati, quindi, a proteggere e mantenere intatto il suo valore simbolico. Rispettiamo la maison, ma avevamo proposto, in alternativa, altri monumenti che la casa di moda ha rifiutato.

In Italia, è rimasta celebre la frase “con la cultura non si mangia”, pronunciata da Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi. Come giudica queste parole?
Non sono assolutamente d’accordo. Da quarant’anni giro la Grecia e vedo i grandi cambiamenti nelle comunità, dopo il restauro di un monumento o la riqualificazione di un teatro. Basterebbe citare l’esempio di Epidauro. Aumentano i posti di lavoro, il turismo e lo sviluppo economico. Oltre al fatto che i giovani sentono che passato e futuro sono strettamente legati. In un’epoca di fortissimi stravolgimenti, solo la cultura può portare a questi risultati.

La morte dello sculture e pittore Jannis Kounellis, ha colpito il mondo della cultura. Una creatività che testimonia quanto la Grecia abbia ancora tanto da dire nell’arte contemporanea?
Siamo un paese piccolo, ma molto ricco. E proprio l’universalità dell’opera di Kounellis è lì a testimoniarlo. È un artista che ha esposto in tutto il mondo. E il complesso della sua opera, come diceva lui stesso, è stato fortemente influenzato dall’eredità della cultura greco-romana. Jannis Kounellis è riuscito con la sua forte creatività a unire i nostri due paesi.

C’è un messaggio che si sente di inviare in Europa ai falchi dell’austerità?
Vorrei dirgli che la Grecia proprio grazie alla sua cultura sta resistendo con forza. La stanchezza c’è ed è indubbio, ma chi fa cultura continua a lottare e noi vogliamo sostenere queste persone. La chiusura di molte librerie storiche e case editrici ci addolora profondamente perché impoverisce la nostra lingua e la nostra esistenza. Chiediamo che venga adottato un prezzo unico per i libri (la legge a tutela della piccola editoria, già in vigore in Francia e in Germania, ndr), poiché siamo convinti che aiuterà molto il settore. Non è solo questione di soldi, ma anche poter garantire la libera creatività che non può in alcun modo essere sacrificata alle politiche neo-liberiste. Dobbiamo combattere i forti interessi economici che vorrebbero imporre un fortissimo livellamento di idee e aspirazioni.
Il governo pone come priorità una giustizia uguale per tutti, essere fedele all’interesse pubblico e passare ad una nuova fase in cui l’Europa possa affrontare le sfide internazionali. Il neo liberismo predominante ha consentito la destrutturazione del welfare su cui si appoggiava la famiglia europea. Dobbiamo ritrovare un equilibrio. È una sfida difficile e lunga, e sappiamo che a causa di errori del passato, tutto questo non potrà avvenire immediatamente. Ma credo che i cittadini nella loro saggezza lo comprendano.