«Avidi». «Venduti». «Lo fate solo per i soldi». Ma anche «parassiti» e «lavativi». Volano stracci e anche insulti nell’universo a 5 stelle mentre sul web la tensione sale sempre più. Questa volta nel mirino sono finiti due deputati, Alessandro Furnari e Vincenza Labriola, che hanno scelto di lasciare il movimento di Beppe Grilo e di passare al gruppo misto della Camera. «Divergenze di vedute sulla vicenda dell’Ilva e troppe decisioni cadute dall’alto», hanno spiegato su Facebook. «Due lavativi», li ha immediatamente bollati il neocapogruppo alla Camera Riccardo Nuti, poco disponibile a sentire le ragioni dei dissidenti. Il tutto nello stesso giorno in cui il comico genovese dal suo blog accende una nuova miccia usando parole pesantissime contro il parlamento che definisce «una tomba maleodorante». Parole che suscitano le proteste di Pd e Pdl.
Sì, tira proprio una brutta aria in questo giorni tra i pentastellati. Non bastavano le accuse del senatore Gianrusso al capogruppo Vito Crimi, bollato come una «mela marcia». Adesso arrivano anche le prime fughe ufficiali a testimoniare come ormai nel movimento regni il caos. Uscite che non hanno sorpreso nessuno, visto che erano nell’aria, ma anticipate rispetto ai tempi programmati dagli stessi Furnari e Labriola che avevano deciso di renderle pubbliche da martedì. Invece ieri sul sito della Camera i loro nomi già apparivano nero su bianco tra quelli aderenti al gruppo misto.

Ai due transfughi, entrambi di Taranto, a quel punto è stato chiaro che il momento delle spiegazioni non era più rimandabile. «Siamo i primi liberi cittadini a compiere questo passo», scrive Furnari entrando subito nel vivo della questione. «Tra le cause di questa scelta meditata a lungo e, comunque, dolorosa, c’è una questione di cuore: l’Ilva, i suoi drammi e il coinvolgimento della nostra Taranto a cui il Movimento ha voltato le spalle».

Il riferimento è alle affermazioni fatte di recente da Grillo, per il quale l’Ilva non deve chiudere. «Noi siamo per la chiusura dell’area a caldo, per la tutela della salute e per la tutela dei lavoratori», spiegano invece Furnari e Labriola ormai non più disponibili a sopportare le «troppe decisioni calate dall’alto».
Ragioni valide? Non per il movimento. Che accusa i due dissidenti di essere usciti solo per una questione di denaro: «Guarda caso sono fra coloro che hanno palesato la non disponibilità sulla restituzione della parte non spesa della diaria» accusa Nuti, mentre la rete si scatena arrivando a minacciare i due deputati: «A Taranto non tornate», «I militanti cinquestelle ti aspettano a Taranto per una bella festa», tra i messaggi postati.

Poche ore e sempre dal web arriva la nuova bordata di Grillo. Il leader è nervoso. Due sera fa a Pomezia è stato contestato durante un comizio mentre stando a un sondaggio realizzato dall’Istituto Swg per “Agorà” il 13% di quanti hanno votato M5S alle politiche di febbraio oggi sceglierebbe un altro partito, il 20% è incerto e il 12% andrebbe ad alimentare il partito del non voto. E forse anche per questo decide di sparare ad alzo zero contro il parlamento dove, dice, operano deputati e senatori «che non rappresentano più nessuno» e buoni solo per approvare le leggi del governo. «Potrebbe chiudere domani, chi se accorgerebbe? E’ un simulacro, la tomba maleodorante della seconda repubblica. O lo seppelliamo o lo rifondiamo».

«Le dichiarazioni di Beppe Grillo, scomposte e offensive, tendono di nuovo a colpire il Parlamento e quindi la democrazia», commenta il presidente della Camera Laura Boldrini, mentre il viceministro dell’Economia Stefano Fassina le definisce «inaccettabili» ed espressione di «una cultura autoritaria e fascista».