Cresce il rischio povertà in Italia, a certificarlo è Eurostat ma i dati si fermano a dicembre 2021 e quindi sono destinati a peggiorare quest’anno con la crescita dell’inflazione. La percentuale delle persone che hanno un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile è salita passando dal 20% del 2020 al 20,1% del 2021: si tratta di 11,84 milioni di persone. Il record negativo per il nostro paese è stato raggiunto a dicembre 2016 con il 20,6%, il tasso più basso nel 2000 con il 18%. La Spagna a dicembre 2021 ha fatto segnare il 21,7%, l’anno precedente era al 21; la Germania, in controtendenza, è passata al 15.8% rispetto al 16.1% del 2020.

IN ITALIA la percentuale sale al 25,2% (14,83 milioni) se si considerano anche le persone a rischio di esclusione sociale, ovvero quelle che non possono permettersi una serie di beni materiali o attività sociali o vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa. Se invece si prende in considerazione il tasso di povertà prima dei trasferimenti sociali (escluse le pensioni) il tasso sale ancora al 28,5%, in aumento rispetto al 25,3% del 2020. Il raffronto consente di misurare l’importanza dei sostegni per impedire che quote di popolazione scivolino nell’indigenza. Ma se in Italia grazie ai trasferimenti la quota di poveri si riduce di 8,4 punti, in Germania si riduce di oltre 10 punti (15,8%) e in Spagna di 9,5 (21,7%).

SE SI OSSERVANO I DATI in base alle fasce demografiche, la percentuale dei minorenni in Italia a rischio di povertà nel 2021 è salita al 26% (dal 25,1% del 2020), mentre quella degli anziani è scesa al 15,6% (dal 16,8%) ma nel 2022 il quadro è destinato a peggiorare anche per loro a causa dell’impatto dell’inflazione sulle pensioni più basse. In Germania il tasso di rischio di povertà negli over 65 è al 19,4%, superiore sia al dato complessivo (15,8%) sia a quello dei bambini con meno di 6 anni (16,8%). Il tasso di rischio povertà ed esclusione sociale sale dal 28,9% al 29,7% per gli under 18 e dal 28,6% al 30,7% per le persone tra i 20 e i 29 anni.

IL TASSO DI RISCHIO POVERTÀ è maggiore per le donne (20,7%), anche se in calo sul 2020, rispetto a quello degli uomini (19,4%) in aumento sul 2020. Se si guarda anche all’esclusione sociale il tasso complessivo è salito al 25,2%, con una percentuale del 25,8% per le donne (in calo dal 26,2% del 2020) mentre per gli uomini si registra un aumento dal 23,6% al 24,4%. Eurostat segnala anche l’aumento della povertà tra chi ha un impiego.

I LAVORATORI a rischio povertà tra i 18 e i 64 anni sono l’11,7%, in aumento rispetto al 10,8% del 2020. La percentuale sale più velocemente nella fascia più giovane con il 15,3% per i lavoratori tra i 18 e i 24 anni a fronte del 12,7% del 2020. Sono meno a rischio i dipendenti (9,9% comunque in aumento rispetto al 9,3% del 2020, la percentuale più alta dopo la Spagna) rispetto agli indipendenti (al 18,1% dal 16,5% del 2020). Sono in difficoltà soprattutto gli occupati con un contratto a termine (dal 15,4% al 21,5%) e, in misura minore, quelli con contratto a tempo indeterminato (dal 7,7% nel 2020 all’8,1% nel 2021). In posizione critica chi è a part time (il 20% del totale a fronte del 16,3% del 2020); chi ha il tempo pieno pure sale ma dal 9,6% al 10,1%. In assenza di trasferimenti sociali (come il reddito di cittadinanza) la quota complessiva di rischio povertà sarebbe stata del 28,5%, in aumento dal 25,3% del 2020. Come risulta dalla distribuzione del reddito: le classi che segnalano peggioramenti sono quelle medie mentre registrano aumenti di quota di reddito la fascia più povera che è passata al 2,2% dal 2,3%.

PREOCCUPANTE IL QUADRO per i più piccoli con una crescita di oltre 4 punti per i bambini con meno di 6 anni, per i quali il tasso di rischio povertà ed esclusione passa dal 27% al 31,6%. In pratica nel 2021 789mila bambini in età prescolare e, nel complesso, 2,85 milioni di minori erano in famiglie con un reddito inferiore al 60% di quello medio o in nuclei con una grave privazione materiale e sociale o in una famiglia con un’intensità di lavoro molto bassa. La Coldiretti aggiunge un ulteriore elemento: «Quasi 540mila bambini under 15 hanno avuto bisogno di aiuto per bere il latte o mangiare». Il dato emerge sulla base delle cifre del Fondo di aiuti europei agli indigenti. L’aumento dei prezzi alimentari costerà in media alle famiglie italiane 564 euro in più solo nel 2022 a causa dei costi energetici e del taglio dei raccolti per la siccità. In Italia oltre 2,6 milioni di persone sono costrette a far ricorso alle mense dei poveri e molto più frequentemente ai pacchi alimentari.