Il furto dell’opera The Place of the Thing (2017) dell’artista spagnolo Roger Bernat, in mostra a documenta, riapre il dibattito sulla manifestazione di quest’anno, a pochi giorni dalla sua apertura in Germania (dal 10 giugno al 17 settembre, a cura di Adam Szymczyk). L’azione, a opera di un collettivo di rifugiati Lgbtq, di base ad Atene, rivendicherebbe i diritti dei profughi che, a detta degli autori, sarebbero stati sfruttati e mercificati dalla kermesse tedesca.
Documenta è la monumentale mostra d’arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel, una tranquilla cittadina, simbolo della ricostruzione del dopoguerra. Quest’anno, la sua quattordicesima edizione si è svolta significativamente, per la prima volta dal 1955, anche in Grecia. E la protesta di qualche giorno fa è solo l’ultima di una serie di dimostrazioni di scontento. Ad aprile, il gruppo Artists Against Evictions aveva accusato gli organizzatori di documenta di complicità con l’amministrazione locale, responsabile dello sgombero di alcuni edifici occupati ad Atene. «Documenta14 non avrebbe dimostrato solidarietà con gli ex occupanti», soprattutto rifugiati.

MENTRE GLI ATTRITI verso la storica mostra d’arte ad Atene si fanno sempre più netti, una cosa è certa. Il riconoscimento di documenta come interlocutore è un dato. L’aspettativa di una presa di posizione da parte di un’istituzione culturale: è questo l’aspetto più convincente di una scelta difficile, organizzare la rassegna sia in Grecia che in Germania.
Dopo l’ouverture greca – la mostra qui si concluderà il 16 luglio – il 10 giugno si ripartirà, questa volta da Kassel. Centosessanta artisti, tutti con le loro opere, declinazioni o variazioni dei lavori già introdotti al pubblico degli instancabili camminatori di Atene.

«On air», nel frattempo, da aprile a settembre, a unire via etere le manifestazioni nelle loro due sedi, ci pensa Every Time A Ear di Soun (da una citazione del poeta dub giamaicano Mutabaruka). Il programma radiofonico di documenta14, che esplora i fenomeni sonori e della voce come strumenti di emancipazione, è guidato da Bonaventure Soh Bejeng Ndikung, il curatore con un PhD in biotecnologia originario del Camerun, co-fondatore e co-direttore di uno degli spazi più interessanti sulla scena berlinese, Savvy Contemporary. Le iniziative commissionate per questo progetto radiofonico includono The Density of The Transparent Wind, una traccia sonora dell’artista Michele Ciacciofera (1969), registrata a bordo di un peschereccio a Siracusa. Dal 2005, il Mediterraneo costituisce il centro della ricerca artistica di Michele Ciacciofera. Uno studio, il suo, che tocca più profili: politici, storici, antropologici e sociologici. D’altro canto, Ciacciofera, che oggi vive e lavora a Parigi, è nato in Sardegna e ha vissuto a lungo in Sicilia. «Queste due isole tanto vicine geograficamente quanto distanti sotto vari altri profili, sono una fonte inesauribile di ispirazione. Attraverso l’arte cerco di creare un filo che le colleghi». Ed è proprio quello che accade nei suoi due progetti più recenti: The Density of The Transparent Wind, che nasce in Sicilia. L’altro, Janas Code, per il Padiglione delle Tradizioni alla 57ma Biennale di Venezia, tratta invece del rapporto tra l’arcaico e la contemporaneità tramite la persistenza della leggenda popolare e dei miti in Sardegna. «Le barche nel Mediterraneo sono luoghi eroici, miti contemporanei di convivenza e salvezza. Nelle registrazioni effettuate a bordo, i suoni della natura si mescolano ai rumori meccanici e alle voci dell’equipaggio, una miscela di suoni (motori, radio di bordo, argani delle reti, voci, telefonini, onde del mare) che, riprocessati al computer e arrangiati su pattern ritmici, restituiscono la complessità dell’esperienza del mare e della convivenza attraverso il lavoro».

THE DENSITY of The Transparent Wind, prodotto per documenta14, fa parte del ciclo di lavori Atlantropa, nati a partire dallo studio della grande utopia omonima, concepita alla fine degli anni Venti da un architetto del Bauhaus: Herman Sörgel. «La memoria di questa utopia è stata rimossa dalla storia contemporanea dopo la morte del suo ideatore, avvenuta nel 1952. Il suo progetto mirava alla creazione di un nuovo continente risultante dall’unione di Europa e Africa a seguito di un grande processo di trasformazione del Mediterraneo in un lago salato, partendo dalla realizzazione di colossali dighe idroelettriche di cui la principale sarebbe stata quella dello Stretto di Gibilterra. La realizzazione di un bacino di produzione agricola ed energetica sarebbe scaturita dalla realizzazione del disegno di Sörgel, consentendo di affrontare due dei principali problemi del mondo contemporaneo: la fame e il fabbisogno energetico. Il nuovo continente, dal nome Atlantropa, avrebbe profondamente mutato il contesto geopolitico globale. Hitler si oppose al progetto sin dall’origine, arrestò in un secondo momento Sörgel e impedì la pubblicazione di testi divulgativi sui metodi di realizzazione dell’utopia».

«The Density of The Transparent Wind – dice ancora l’artista – mira a creare una dimensione politico-sociale-spirituale, fondata da un lato sull’utopia legata al mondo della natura e al Mediterraneo, quella che Atlantropa si prefiggeva. Dall’altro, sul valore mitico-simbolico dell’agricoltura e del lavoro nel mare che nel corso della storia del Mare Nostrum hanno definito confini geografici, stili di vita, credenze religiose e forme di socialità».