Agli atti del processo che inizierà a febbraio prossimo per l’omicidio di Saman Abbas – la diciottenne che si ribellò al matrimonio forzato architettato dai suoi genitori, e che sparì nel nulla il 30 aprile 2021 dalla sua casa di Novellara, nel Reggiano – c’è una intercettazione che potrebbe essere la chiave di volta definitiva del caso: il padre di Saman in una telefonata a un parente avrebbe confessato di averla uccisa.

Il padre-padrone Shabbar Abbas e la madre Nazia Shaheen, ancora latitanti in Pakistan, lo zio e due cugini, arrestati nei mesi scorsi tra Francia e Spagna, saranno giudicati per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Perché il corpo della giovane donna, rea di essersi innamorata di un italiano e di voler vivere all’occidentale, è stato a lungo cercato senza esito nelle campagne e tra le serre della Bassa, e secondo gli investigatori è stato smembrato e occultato.

Già nel settembre 2021 un amico di Saman rivelò di aver ricevuto un sms dalla madre della ragazza che ammetteva: «Saman è morta e sepolta in Italia». Ora la notizia di questa intercettazione risalente all’8 giugno 2021: «Ho ucciso mia figlia», avrebbe detto il padre. «Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (…) Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno».

Il parente con il quale Shabbar Abbas parlava ha riferito agli inquirenti che l’uomo in un’altra occasione lo avrebbe minacciato: «Io sono già rovinato, avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia – le parole di Abbas nel racconto del parente – Io sono già morto, l’ho uccisa io, l’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l’abbiamo uccisa». Quel «noi» sarebbe riferito, secondo il parente, al contesto familiare. Eppure lo zio Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale dell’omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, suoi complici, arrestati, si sono sempre dichiarati estranei alla vicenda.