Per il quarto giorno consecutivo, il numero di nuovi casi positivi al coronavirus sale. Ieri sono stati 223, mentre il 29 erano stati 126. 15 le vittime registrate ieri. Mentre l’aumento dei casi fa salire oltre le soglie di sicurezza i valori dell’indice di trasmissione (il famoso Rt) cala ancora il numero di persone ricoverate in terapia intensiva: ieri erano 79 rispetto agli 87 del giorno precedente. Il mini-trend di crescita dei casi però non preoccupa eccessivamente gli esperti.

Chi si agita maggiormente è il governatore veneto Luca Zaia. In Veneto ieri sono stati registrati 27 casi, in gran parte legati al focolaio scoppiato in un’azienda di Vicenza dopo il rientro di uno dei dirigenti da un viaggio all’estero. Lo stesso Zaia ha ricostruito la dinamica del focolaio. L’imprenditore avrebbe avuto i primi sintomi già il 25 giugno, ma avrebbe continuato a frequentare luoghi affollati, tra cui una festa privata e un funerale. Dopo essersi recato in pronto soccorso il 28, avrebbe rifiutato il ricovero e continuato ad avere contatti. A causa del peggioramento oggi è in rianimazione. Ma prima di essere intubato ha fornito i nominativi delle persone che ha frequentato, per i quali la regione sta disponendo l’isolamento.

Il focolaio vicentino ha fatto schizzare l’indice Rt del Veneto a 1,64, cioè ben al di sopra del valore 1 sotto il quale l’epidemia è ritenuta sotto controllo. «Visti i comportamenti irresponsabili di alcuni lunedì presenterò una nuova ordinanza per inasprire le regole», dice il governatore. «Continuando di questo passo non dobbiamo porci la domanda se il virus tornerà in ottobre, perché l’abbiamo già qui. Ai comportamenti irresponsabili di qualcuno, si aggiungono gli altri comportamenti che abbiamo conosciuto in queste ultime ore». Più pacato dissenso il microbiologo Andrea Crisanti, che ha pianificato la strategia dei test nella regione ed è ritenuto da molti il responsabiule dell’ottima gestione della pandemia da parte della regione.

«Non si tratta di fare ordinanze più severe o meno, ma di capire l’origine dei focolai e applicare le misure per spegnerli. La ricetta ce l’abbiamo: fare il tampone a tutti i contatti, amici, parenti e vicini». Crisanti è sempre stato critico con chi parla di indebolimento del virus e approfitta dell’occasione per una stoccata ai colleghi «ottimisti»: «Zaia si avvale in questo momento di due esperti, uno che coordina tutti i laboratori di microbiologia del Veneto, e l’altro che è il suo virologo di fiducia (si riferisce a Roberto Rigoli e a Giorgio Palù, ndr). Entrambi hanno firmato la lettera di Zangrillo che dice che il virus non ci sta più, e ora improvvisamente lo riscopre?», ha detto a Radio Capital.

Il Veneto non è l’unica regione oltre la soglia di sicurezza. Anche in Emilia-Romagna l’indice R0 è salito a 1,28 e nel Lazio è a 1,04. In tutte le altre regioni è sotto 1 (ma i dati si riferiscono alla scorsa settimana). Eppure anche il rapporto settimanale sul monitoraggio della pandemia usa toni rassicuranti: «Complessivamente il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione da SARS-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticità», scrivono i tecnici della cabina di regia creata dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità. «Nell’ultima settimana il numero di casi totali nel nostro paese è leggermente diminuito» spiega Gianni Rezza, responsabile dei servizi di prevenzione del Ministero della Salute. «Naturalmente continua la circolazione virale, tanto è vero che gli Rt continuano ad aumentare o a diminuire a seconda di dove si formano i focolai».

In effetti, l’indice Rt valuta solo se il numero di casi aumenta o diminuisce, ma non dice nulla sul volume dei nuovi casi. Può capitare, dunque, che sia più basso in Lombardia, dove ancora ieri si registravano 115 nuovi casi, che nel Lazio, dove i casi sono dieci volte di meno ma alcuni focolai limitati sono emersi nei giorni scorsi.