Il nuovo decreto lievita: misure per oltre 15 miliardi
Governo L’emergenza sanitaria incalza e si dovrà pescare anche nei 13 miliardi «messi da parte». Con l’attività delle camere ridotta all’osso possibile l’arrivo di un solo maxi testo
Governo L’emergenza sanitaria incalza e si dovrà pescare anche nei 13 miliardi «messi da parte». Con l’attività delle camere ridotta all’osso possibile l’arrivo di un solo maxi testo
Dodici miliardi non basteranno, saranno almeno 15. L’incalzare rapidissimo del virus implica un innalzamento altrettanto rapido delle spese necessarie anche solo per i primi interventi. Dunque stamattina il consiglio dei ministri, che ha cancellato la sessione prevista sostituendola con un pre-consiglio svoltosi ieri sera, dovrà pescare anche nei 13 miliardi stanziati ma che il governo intendeva «mettere da parte» in vista di prevedibili necessità imminenti. Solo che la principale di quelle urgenze massime già c’è. È infatti chiaro che il primo problema riguarda proprio la sanità: senza mascherine, senza strumentazione e personale per allestire nei locali della Fiera di Milano un nuovo ospedale, con la Lombardia e soprattutto Bergamo vicine al tracollo. Ma anche con pochissima e tardiva solidarietà da parte degli altri Paesi europei. Un egoismo nazionale ancor meno giustificabile di quando lo si vedeva all’opera sulle migrazioni e che mina la credibilità e la stessa ragione d’essere dell’Unione anche più di qualsiasi parametro sbagliato.
DUNQUE STAMATTINA (sempre che la riunione non sfori per tutta la giornata come è probabile) il governo dovrà prima di tutto stanziare fondi per sostenere la sanità allo stremo e andrà quasi certamente oltre il miliardo che prevedeva di mettere in campo sinora. Non è ancora stata presa una decisione sul varo di uno o due dl, di cui uno si occuperebbe solo del fronte sanità e l’altro dei sostegni economici ma anche del rinvio di tutte le prove elettorali in agenda nei prossimi mesi. Il decreto economico è già un malloppo che oltrepassa di parecchio le 100 pagine. Sommare il corposo tema Sanità significa renderlo enciclopedico. Ma è anche vero che un Parlamento la cui attività è ridotta all’osso rischia di trovarsi sommerso da un diluvio di decreti, ognuno dei quali, per quanto unanime sia la volontà di procedere a tavoletta, deve poter essere emendato. Tra le eventualità che vengono vagliate c’è quindi anche quella di far confluire tutti i decreti un unico maxi testo. L’ipotesi più probabile, ma tutt’altro che certa, è che il dl varato oggi si occupi solo di Sanità, Protezione civile e rinvio della scadenza Iva, che va fatto subito dal momento che si tratta dell’ultimo giorno utile. Il grosso dei provvedimenti arriverebbe invece tra domani e martedì.
SULLO SFONDO SI STAGLIA il difficile rapporto con l’opposizione. Un clima, se non collaborativo, almeno meno teso di quanto non sia abitualmente è necessario. Impossibile fronteggiare con efficacia il virus e trattare con la Ue e con la Bce senza uno straccio di unità nazionale. Ma l’opposizione è di nuovo sul sentiero di guerra. «Più che un decretone il governo sta preparando una vera e propria manovra», protestano dallo stato maggiore leghista e naturalmente non è bastata la smentita formale del governo per lenire l’ira per la scelta di rinviare il referendum a data da destinarsi ma «entro 240 giorni», le regionali di 3 mesi e le comunali tra il 15 ottobre e il 15 dicembre, senza consultare prima l’opposizione.
MA NON CI SONO SOLO questioni diplomatiche dietro la nuova levata di scudi della destra. A Salvini non è piaciuta la nomina del supercommissario Arcuri, pur invocata da lui e Meloni, oltre che da Renzi. Ma Arcuri non ha poteri tali da mettere in ombra il premier, come miravano a fare sia l’opposizione che Iv. In compenso sul fronte della sanità ha ampi di poteri di deroga, che potrebbero al contrario scippare decisionalità ai governatori del nord, soprattutto ai leghisti Fontana e Zaia.
LO SCONTRO PRINCIPALE, però, resta quello sulle misure di sicurezza, rinfocolato dall’ennesima corsa verso il sud di migliaia di persone provenienti dal nord nel week-end. La capogruppo di Fi al Senato Bernini e con lei l’intera destra tornano all’attacco: «Le maglie sull’attività produttiva sono ancora troppo larghe e occorre una vigilanza più ferrea sui movimenti da nord a sud». Conte resta contrario a ulteriori strette, anche se ieri sono stati sospesi tutti i treni notturni. L’ultima parola, al solito, ce l’avrà il virus. Se nei prossimi giorni la situazione nel centrosud peggiorerà come temuto e quasi previsto, prima del prossimo weekend un ulteriore giro di vite potrebbe esserci.
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