Se l’arte avrà il compito di interpretare questo particolare periodo storico segnato dalla crisi climatica, sarà forse la forma onirica ed esperienziale tipica dell’attività performativa circense a traghettarci con forza nei territori di una visione dirompente. Sono l’intuizione e la sfida che hanno portato alla lunga gestazione dello spettacolo WeLAND – a journey to a new ERA, che da sabato 24 luglio partirà in tour in dieci paesi europei per raccontare le connessioni tra cambiamenti climatici e migrazioni alle nuove generazioni, con il fine di renderle attive nel processo di cambiamento per fronteggiarle.

CREATO DALLA COMPAGNIA ITALIANA di circo contemporaneo MagdaClan, lo spettacolo è parte della campagna #ClimateOfChange guidata dalla Ong WeWorld, che da tempo lavora in 27 paesi per promuovere i diritti delle comunità locali. Il progetto, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Dear (Development Education and Awareness Raising Programme), e di cui l’organizzazione italiana è capofila, vedrà coinvolte 16 realtà tra associazioni della società civile, università e Ong, unite con lo scopo di promuovere una campagna paneuropea per sensibilizzare ragazzi e ragazze dai 16 ai 35 anni, affinché possano diventare ambasciatori di nuove politiche di sviluppo. MagdaClan e Flic Scuola di Circo, che curerà una serie di attività collaterali allo spettacolo coinvolgendo la rete di scuole di circo europee, hanno impiegato i lunghi mesi invernali, prima online e poi in tre luoghi di residenza – lo Spazio Flic, Bunker di Torino, la Lavanderia a Vapore di Collegno e il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna L’arboreto, Teatro Dimora, La Corte Ospitale – per sviluppare una nuova e potente forma di narrazione. Nello spettacolo tutto concorre a rappresentare una visione delle migrazioni climatiche nella loro complessità, cercando di portare il pubblico oltre i pregiudizi e riconoscere il proprio coinvolgimento nel problema.

GLI ACROBATI RAPPRESENTANO ALCUNI dei disastri ambientali quali la desertificazione, gli incendi, le inondazioni e lo scioglimento del permafrost artico, immersi in una scenografia che ricorda un porto, un deposito, un non luogo tipico del mercato globale, come ha spiegato lo scenografo Francesco Fassone, dove si consuma la mercificazione della vita e delle persone come causa fondamentale della distruzione dell’ecosistema e la spettacolarizzazione del dramma umano dei migranti ambientali.

«TRADURRE NEL LINGUAGGIO DEL CIRCO un argomento vasto e complesso come quello delle migrazioni climatiche non è stato facile, ma siamo felici del risultato raggiunto» racconta Flavio D’Andrea, drammaturgo dello spettacolo e direttore artistico insieme al regista Petr Forman. «La scelta di andare in scena con gli acrobati che rappresentano loro stessi e che con le proprie armi si pongono dichiaratamente a confronto con la tematica, ci ha dato la libertà di utilizzare il linguaggio extra-ordinario del circo per trasformare l’immaginario e rendere credibile il gioco scenico. La nostra idea era quella di portare il pubblico nella condizione di prendere una posizione, piuttosto che dare la nostra soluzione».

L’AVER SUPERATO CREATIVAMENTE le difficoltà imposte dal sopraggiunto Covid-19, non solo quelle logistiche, ripensandosi all’aperto grazie all’imponente scenografia che l’ha portato fuori dal classico tendone, ma anche quelle legate a un’inedita modalità di elaborazione dovuta al distanziamento, rende WeLand ulteriormente interprete del nostro tempo, raccogliendo forse una delle lezioni più profonde che questa pandemia ci sta lasciando: riscoprire l’essenziale per sperimentare nuove forme di dialogo e relazione.

NE DERIVA UNA NARRAZIONE accattivante, anche perché ispirata a testimonianze dirette e dalla lunga e capillare ricerca portata avanti attraverso le diverse fasi della campagna #ClimateOfChange, con la ricerca sul campo sviluppata dall’Università di Bologna presso alcune delle popolazioni più colpite dai cambiamenti climatici, come Cambogia, Guatemala, Senegal e Kenya; il sondaggio Ipsos in 23 paesi europei per capire il livello di percezione del problema fra i giovani e la formula particolare della gara di dibattiti in cui si sono cimentati studenti medi e universitari, confrontandosi sul tema delle migrazioni ambientali e di cui si terranno le finali a Bruxelles l’11 e 12 novembre, in concomitanza con l’ultima data del tour.

LA TAPPA ITALIANA DI WELAND si terrà a Milano l’1 e il 2 ottobre, durante i due eventi preparatori della Conferenza sul Clima Pre-Cop 26 e Youth4climate, mentre la campagna #ClimateOfChange si chiuderà dopo Cop 27, con una petizione per chiedere al parlamento europeo e ai governi nazionali di creare le condizioni per una migrazione sicura, per mantenere la temperature al di sotto di 1,5 gradi e considerare variabili che non siano puramente economiche come indicatori di benessere.

«QUESTO PROGETTO E’ SIMBOLICO dell’approccio sistemico che vogliamo mantenere per parlare di questi fenomeni» ha spiegato Rachele Ponzellini, Consortium Communication Manager di WeWorld. «La migrazione e i suoi movimenti abbracciano uno spettro temporaneo-permanente, volontario-involontario, che spesso sfugge alla categorizzazione. Ci interessa molto portare il dialogo a un livello globale, uscendo dalla visione che spesso dipinge le popolazioni del sud del mondo come passive, mentre ci sono tantissimi movimenti che lottano anche in questi paesi, nonostante il sistema economico occidentale renda loro molto più difficile cambiare le cose».

EVIDENZIANDO COME LA CRISI ambientale sia di fatto una crisi sociale, conseguenza di un sistema economico basato sulla disuguaglianza e acuita dagli effetti dei cambiamenti climatici, in cui paradossalmente le popolazioni più marginalizzate, che meno contribuiscono al problema, di fatto ne sono le più colpite, la campagna promossa da WeWorld è un invito alla partecipazione attiva, sia delle popolazioni più esposte che delle nuove generazioni di cittadini europei come radice per un vero cambiamento.