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Il nuovo agente segreto è un hacker

Il nuovo agente segreto è un hackerLa locandina del film Spectre del 2015 – LaPresse

Hacker’s Dictionary James Bond oggi non deve per forza fare a pugni, ma deve conoscere le tecniche di hacking più avanzate, inabissarsi nel Web profondo e fare ricerche complesse, magari sfruttando i Google dorks

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 3 dicembre 2020

Persistenza, tenacia, attenzione ai dettagli. Capacità di osservazione, attitudine teatrale, abilità nel combattimento, guida sprint e una forte motivazione sono le «skill» necessarie a diventare un agente segreto nella letteratura di genere.

Oggi però l’agente segreto somiglia di meno a James Bond e un poco di più a un analista informatico. Non veste per forza lo smoking e non indossa occhiali scuri e una barba finta, ma sicuramente si destreggia bene nei meandri del web e lo esplora con strumenti speciali. Sa fare ricerche in database complessi e attingere ai silos informativi del «deep web» che contengono conoscenze avanzate su ogni oggetto dello scibile umano, a pagamento.

Sa sfruttare i Google dorks, cioè l’utilizzo di operatori avanzati nel motore di ricerca Google per trovare falle di sicurezza nella configurazione e nel codice dei computer utilizzati dai siti web.

L’agente segreto oggi ha le abilità di un hacker. È un po’ giornalista, un po’ storico, un po’ cartografo, ma ha i rudimenti necessari a decodificare un deep fake video e a procurarsi le credenziali di un qualsiasi bersaglio per impersonarlo.

Nel suo arsenale ci sono strumenti e tecniche per bucare reti e sistemi informatici e condurre attività spionistica piuttosto che azioni di sabotaggio.

Esperto di cyberwarfare, forse è capace di annichilire i sistemi informatici avversari ma in genere ci entra e ci si acquatta dentro fino al momento giusto per sferrare l’attacco.

Questo è più o meno l’identikit del nuovo agente segreto reclutato nei gruppi APT («Advanced Persistent Threat») pagati dai governi che vanno a caccia di informazioni sulle cure contro il Coronavirus.

Proprio uno di questi, la cui identità non è ancora certa, ha impersonato pochi giorni fa finti «recruiter» per avvicinare gli scienziati di AstraZeneca che con la Irbm di Pomezia sta realizzando uno dei vaccini anti Covid-19. Il gruppo sarebbe nordcoreano.

Non sarà il primo né l’ultimo. Nei mesi scorsi anche lo Spallanzani di Roma e diversi centri di ricerca, tra cui l’Organizzazione mondiale della Sanità, sono stati presi di mira dagli hacker governativi.

L’ente nazionale americano che si occupa di sicurezza informatica, la Cisa, ha perfino diffuso una serie di indicazioni per proteggere i ricercatori e i dipendenti delle aziende impegnate contro la pandemia.

Per questo è importante che ogni paese abbia degli agenti segreti pronti a intercettare le canaglie nemiche e a contrastare gli attacchi informatici. E per farlo devono pensare loro.

Pochi lo sanno, ma in Italia è possibile autocandidarsi a diventare un agente segreto. Sul sito del Dipartimento Informazioni per la sicurezza c’è una paginetta che lo spiega. Fino al 31 dicembre è possibile farsi notare partecipando al premio «Una tesi per la sicurezza nazionale».

Di cosa deve trattare? Tematiche di interesse intelligence, con particolare riferimento all’evoluzione del concetto di minaccia alla sicurezza nazionale.

«L’iniziativa si inserisce infatti nel solco delle attività avviate nell’ambito della promozione della cultura della sicurezza, che il Legislatore ha affidato al Dis, ai fini di una maggiore apertura verso l’esterno e per propiziare la creazione di rapporti sinergici con la società civile ed il mondo accademico in particolare».

Se l’attrice Lashana Lynch ha dimostrato che una donna di colore può svolgere il ruolo di James Bond nei film, è ora di dimostrare che per fare l’agente segreto non c’è bisogno di avere le abilità ginniche di Tom Cruise. È tutta una questione di software e algoritmi.

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