Sebbene registri dissensi, crediamo che la nostra lettera un effetto positivo lo abbia avuto: aprire una discussione pubblica sul modello energetico del paese, di cui, converrete, c’è grande urgenza, visti i continui e disastrosi avvertimenti che ci manda il cambiamento climatico in atto. Continuiamo dunque il confronto, magari per allargarlo ad altri soggetti, con l’obiettivo di provocare una discussione ampia e partecipata.

Facciamo parte dello stesso fronte politico-sociale e ogni nostra discussione su dove si avvia il mondo non è, né può diventare, un bisticcio, ma una scelta di metodo per rendere il comune impegno più condiviso e dunque più efficace.

Incontriamoci dunque e sforziamoci di estendere il confronto all’insieme del movimento sindacale, alle altre organizzazioni ambientaliste, ai numerosi movimenti sociali e culturali che lottano per non tornare alla vecchia normalità. Ci piaccia o non ci piaccia – di questo è bene essere tutti consapevoli – la transizione che ci attende non sarà indolore.

Quello che ci muove è proprio il timore che se non operiamo adesso per indicare i tanti settori di lavoro alternativi, possibili e necessari, chi lavora nei settori che dovranno forzatamente esser tagliati o profondamente ristrutturati finirà per pagare un prezzo pesantissimo, schiacciato fra battaglie difensive fatalmente perdenti e le scelte che a quel punto faranno quelli non abituati a conteggiare i costi umani e sociali della disoccupazione. Non si tratta solo del lungo periodo: è già in questi giorni, con la definizione del piano di utilizzo delle risorse del Next Generation Ue, che si gioca una prima, decisiva partita.

Condividerete con noi che il miglior Kilowattora sia quello che non è necessario produrre. Sappiamo che investire risorse in usi razionali ed efficienti dell’energia, non è solo richiesto dall’Europa per accedere ai fondi del Next Generation Ue, ma mette anche al lavoro una rete diffusa di imprese necessarie a fornire i materiali e le tecnologie che consentono di eliminare sprechi, senza ridurre i servizi offerti; significa rilanciare le attività edilizie, spostandole verso la manutenzione del già costruito, riqualificare le nostre città, insomma è una scelta industriale.

Così come ci interessa discutere su quali fonti si devono scegliere per soddisfare i reali bisogni di energia del paese. Noi continuiamo a pensare che dare centralità al gas sia un errore, che sia cioè possibile oggi mettere al centro del nuovo modello e della stessa transizione energetica le fonti rinnovabili. Creare il massimo di informazione, partecipazione e consapevolezza sulle inevitabili decisioni da prendere è la garanzia migliore per spendere bene le risorse a disposizione.

Il testo della segreteria nazionale Filctem Cgil: Transizione energetica sì, ma sempre ancorati alla realtà del lavoro